Gli anni ufficialmente perduti tornano in segreto per la malinconia di averli vissuti
domenica 18 dicembre 2011
PENSIERI IN TESTA -
venerdì 2 dicembre 2011
CHAT -
Odio le chat spacciate per commenti ma l’ambiente virtuale fuori di metafora sta diventando solo questo: un cinguettio continuo poggiato come condimento su qualsiasi argomento proposto. Gossip, tentativi di seduzione velata, oppure insulti sprezzanti, the e pasticcini o arsenico e vecchi merletti. Così io non ho alcuna speranza di poter risiedere serenamente e proficuamente in rete. Ho pubblicato ugualmente per narcisismo e liberazione intellettuale... L'ho fatto finora scioccamente cercando un modo diverso che mi somigliasse, non ci sono riuscito e pubblicare non è comunque il termine esatto poichè ormai non pubblico più nulla o per meglio dire io me la canto e me la suono, il foglio che hai in mano ne è la prova. Date certe premesse certi risultati sono scontati.
lunedì 28 novembre 2011
TI AMO
Non se ne era accorto subito, l’emozione era stata così intensa da lasciarlo senza parole. Si era preparato, aveva immaginato molte frasi, molte facce, molti atteggiamenti. Aveva trascorso l’intera notte precedente a inventarsi un modo per dirglielo: per mesi, guardandola, i sogni e il desiderio lo avevano scosso senza pietà, bisognava attraversare il confine tra l’apparente amicizia, tra la consuetudine pacata e protettiva di un sorriso con mille discorsi vacui, e una vera dichiarazione d’amore. Ma capire non coincideva con il fare, la notte era trascorsa, l’alba lo aveva trovato inutilmente sospeso come poche ore prima, la mattina era diventata un cilicio e adesso lei era lì davanti. E lo guardava quasi preoccupata senza un gesto. Non se ne era accorto ma aveva gli occhi pieni di lacrime. Che importanza poteva avere adesso cercare le ragioni di un’emozione che covava dentro da tempo?
Il confine lo aveva lì davanti, era lui il pioniere e quel sentimento il territorio sconosciuto da attraversare. Sentire la sua voce pronunciare – ti amo – fu un tuffo nel cuore di una nuova vita. Lei lo guardò e in silenzio abbassò gli occhi.
mercoledì 16 novembre 2011
sabato 15 ottobre 2011
CONSERVATORIO
Ti ricordi di me, Pieralvise? Io non dimentico quella mattina di maggio quando mi accompagnasti dentro il conservatorio G. Verdi di Milano. Avrei dovuto farti da guida per i tuoi occhi spenti…che sciocchezza, tu vedevi meglio di me ed eri nel tuo regno. Gli spazi erano grandi e severi, riflettevano il senso di un mondo a parte, come se, varcata la soglia, la città fosse sparita, rimasta indietro e sempre più lontana. Sale, corridoi, grandi porte e un sentore di legno diffuso ovunque; da punti indefiniti giungeva il suono di voci o di strumenti musicali. Io rivedevo i libri in braille di un’ora prima sulla tua scrivania, cercavo di capire come facessi a vedere il mondo attraverso le dita e la pelle…La musica, quella non era un mistero per me, era una lingua immediata, la traduzione istantanea di un’emozione. Perfetta e per sempre: ma tu camminavi tranquillo volgendo lo sguardo che ti mancava attorno e mi dicevi cose che non avrei mai immaginato. Poi ti sedesti al piano e abbiamo parlato a lungo senza aprir bocca.
Eri pieno di luce, il viso rivolto verso l’alto mentre le mani lunghissime e bianche sfioravano la tastiera. Sorridevi e la musica… Dio mio, la musica ci attraversò per sempre, bella come non l’ho mai più udita. Ma una volta può riempire un’intera esistenza. Una volta chiude parentesi che sospirano una fine dignitosa, completa il sogno in un attimo breve. E scompare lasciandoti solo la scia della nostra eternità.
lunedì 8 agosto 2011
giovedì 30 giugno 2011
UNA LIBERAZIONE -
La mia amica lo sa: cerchi l’armonia che hai sentito una volta e la insegui per una vita intera…quando infine ti accorgi di essere solo in tutto questo può essere normale pensare di lasciare cadere le braccia. Sono fragile, non lo nascondo, il senso d’inutilità per gente come me è sempre in agguato. Il blog è aperto, il blog è un’altra dimensione e necessita probabilmente di un approccio diverso…sinceramente mi sento “forzato”. Io ho, per fortuna, l’età in cui molte cose perdono la loro connotazione mediocremente ideologica e acquistano invece una valenza pìù elevata e segreta. Di essa scrivo come posso, ad essa guardo come ad una liberazione.
Mia madre era una ragazza leggiadra e profondissima
martedì 14 giugno 2011
ASSIOMI IMPERFETTI
Sarebbe necessario avere un’idea precisa del termine “Nazione”, del suo significato culturale in senso lato, storico, culturale e religioso: in rete pare ce l’abbiano in pochi e si gioca pericolosamente con tale ignoranza. Si gioca in modo scorretto. L’assioma secondo il quale non si debbano impedire migrazioni di entità simili a quelle degli ultimi anni ma anzi le si debba favorire è PURA FOLLIA. Non ha alcun senso a meno che non si stia perseguendo una precisa strategia mirante a una nuova pulizia etnica applicata col metodo della sostituzione progressiva di una popolazione sull’altra, di una eradicazione dei principi economici culturali di certi popoli a favore di altri. Io non sono d’accordo e lo affermo in modo netto: l’islam non mi piace e non lo voglio tra i piedi. Questa affermazione, è grave me ne rendo conto, ma come si fa a separare una fede come quella nell’islam dalle sue conseguenze civili e sociali? E’ possibile sorvolare allegramente sulla realtà concreta di una società islamica come si vede chiaramente in tutte le realtà in cui questa religione domina il panorama umano? E’ lecito negare che tutti i paesi islamici sono teocratici? Come posso da occidentale dimenticare la storia del mio continente, lo spirito culturale, religioso, politico di questo ultimo millennio, posso far finta che S. Francesco, Giotto, Michelangelo, Lutero, Voltaire, i roghi…mio padre e mia madre svaniscano perchè ci sono altre realtà più importanti e nuove? Rimescolare le carte in ossequio a tendenze e ideologie imposte da una pseudo cultura da web pilotate da un europeismo a senso unico non fa per me. Non mi piacciono coloro che dopo decenni di lotta per la laicità dello stato e dei cittadini, dopo prese di posizione durissime nei confronti del Vaticano e della idea cristiana di società, dopo anni di scrittura sulla liberazione femminile, non alzano un dito, non scrivono un rigo non cantano una canzone contro il mondo islamico ma invece scrivono in rete felici e beati del suicidio intellettuale verso cui stanno precipitando. O sono pazzi o sono ipocriti: li disprezzo in entrambi i casi. Guardate per un attimo le coste dell’Africa settentrionale e della Turchia, osservate la posizione geografica di Grecia, Italia, Sicilia, Spagna, analizzate gli itinerari e i confini nazionali e pensate a chi vive dentro di essi. Questa è l’unica e seria cosa da fare prima di sparare giudizi etici e affrettati sui fatti degli ultimi dieci anni nel Mediterraneo; l’islam e non solo la sua povertà endemica si sta diffondendo a macchia d’olio sul vecchio continente.
A chi giova? Al mondo femminile senz’altro no: qualcuno mi spieghi allora come mai è soprattutto il mondo femminile a appoggiare una simile causa. Le donne di cultura, con buone letture alle spalle, con una vita di sacrifici spesso misconosciuti, con un’idea chiara e forte della propria identità sociale e culturale NON PRONUNCIANO UNA SILLABA CHE SIA UNA contro lo scempio legalizzato che l’islam pratica sul mondo femminile! Una parola care blogger dei miei stivali su atti sociali che da noi si chiamano stupro, pedofilia, schiavitù etc etc e sui quali voi invece siete disposte a leggiadre giravolte pur di dimostrare che sì va bene così e bisogna comprendere. La cosa sconvolgente è la reazione che avete appena qualcuno/a ve lo fa notare: scandalo e acredine a gogò, puzza sotto il naso e ironia a un tanto al chilo. Tenetevi stretta questa idea, resto della mia e non intendo favorire in alcun modo la trasfusione di quel mondo nel mio per vederlo sparire entro i prossimi trentanni.
sabato 28 maggio 2011
SOLITARIO -
Mi sembra evidente: non cerco contatti a qualunque costo, sono selettivo in modo esagerato, collerico, snob e fondamentalmente quindi un solitario. L’ho detto in questi anni centinaia di volte, l’audience mi solletica ma non mi possiede, è un obiettivo che importa solo a coloro che usano il web come passerelle per secondi o terzi o quarti fini.
domenica 15 maggio 2011
MILLE E NON PIU' DI MILLE
Tutto il web è pieno di amore, poesia, fotografia ma anche di ideologia con una spruzzata di pepe politico certo. L’Italia, la Patria, l’Europa e poi appresso la globalizzazione, la crisi i sogni interrotti. A volte lo sgomento. Voi leggete scrivo di cose a volte che, come dire, proprio non interessano a nessuno: sono vecchio e ragiono come se il tempo, tutto questo tempo, non fosse passato. Scrivo con in bocca il sapore amaro dell’inutilità perchè di certe cose di certi drammi odierni le radici affondano lontane nel passato. Nessuno vuole leggere del passato, che ce ne frega del passato. Dobbiamo guardare al futuro e non possiamo perdere tempo ad analizzare i minuetti di un secolo fa. Siamo seri miei cari blogger, la situazione è perfettamente delineata siamo in rotta di collisione col fondo del barile, il sud ha finito di rompere i maroni e l’informatica forse non ci salverà. Meglio scrivere di esistenza, amore, indecisione, libertà. sesso talvolta. Meglio!
Voi leggete che abitate in una Repubblica ( mah ) e che prima c’era il Fascismo (sì) e una monarchia (certo) poi la Liberazione, il Boom, gli anni di piombo e siamo qui. Qui messi male però. Ogni volta che sento puzza di bruciato voglio vedere dov’è l’incendio e come si è sviluppato voi forse no, forse…Non potrai mai capire il paese in cui sei nato se non ne conosci la storia, quella vera però e magari lontana. Che dite? Vi interessa leggere dell’inizio, dei mille di Garibaldi vi interessa anche se abitate lontano da Quarto e magari siete cittadini di qualche operosa città del nord o del centro- Non ve ne frega una beneamata? Strano perchè dovrebbe, perchè abitate in una Repubblica ( Mah) che ha dei confini ( sì) e anche una Costituzione ( ma va?) e che abitate in un condominio sorto nel maggio del 1860 ( il cantiere però , le case le hanno tirate su dopo). Questo condominio fa acqua ( è il caso di dirlo) da tutte le parti! Daccordo, parliamo d’amore.
Non dire, non raccontare, in un contesto di ignavia culturale e scarso interesse per la lettura fa sì che il fatto non sussista, e la storia cambi! Un fatto storico non raccontato non è meno grave di uno travisato, nel secondo caso almeno esiste un punto di riferimento sul quale approfondire e discutere opzioni diverse. Nel primo c’è solo un vuoto da riempire che spesso resta tale. Cosa non si è detto della spedizione dei Mille del 1860? Sembrerebbe nulla. Esiste una storiografia (che sarebbe meglio definire “agiografia di comodo”) immensa su questo fatto che segna l’inizio del processo unitario italiano; una storiografia piena di aneddoti e atti di eroismo, di luoghi e di date, una marcia trionfale da Quarto a Teano. Eppure c’è un’altra storia, nascosta, talmente obsoleta da non esistere quasi più: se un fatto non viene raccontato esso muore e a distanza di decenni non resuscita in modo attivo, tuttalpiù vegeta come un moribondo tra le righe di esperti che sono di fatto fuori dal mondo. Nell’ambito di queste storie sepolte e di personaggi a metà la figura di Ippolito Nievo ha una sua precisa importanza. Durante i pochi giorni di navigazione da Quarto alla Sicilia fu deciso di affidare a Nievo un compito fondamentale, quello di vice intendente della spedizione. Ciò significava avere un compito di alta responsabilità nella gestione finanziaria e amministrativa dei Mille e del futuro Esercito Meridionale: in soldoni Ippolito Nievo diventò il contabile della spedizione. Quando l’ondata delle camicie rosse attraversò lo stretto e iniziò a risalire la penisola Nievo rimase a Palermo: non sarebbe la prima volta che un continentale avendo una discreta disponibilità finanziaria decida di restare tra il mare e i gelsomini del sud. Ma il vecchio incarico avuto e i documenti che ne attestavano ogni particolare erano materiale che scottava; l’anno dopo la spedizione, a unità ormai conclamata sotto la corona dei Savoia, le dicerie, le illazioni e soprattutto i sospetti su alcune vicende contemporanee alla spedizione, erano diventati una marea montante. Su tali questioni tra l’altro si giocava una vecchia e mai risolta disputa tra le due fazioni opposte dei garibaldini patrioti ante litteram e i sostenitori delle pratiche mediatrici di Cavour. Non ultime c’erano anche le rimostranze sempre più evidenti di molte alte cariche militari del defunto esercito borbonico le quali continuavano a reclamare il soldo pattuito per la loro, chiamiamola, collaborazione! Un situazione difficilmente digeribile: in una delle prime sedute del neonato regio Parlamento unitario svoltosi a Palazzo Carignano a Torino, una buona parte di tali spinose controversie erano già venute fuori. Garibaldi con i suoi in tenuta quasi da combattimento era entrato in aula e nel suo intervento aveva manifestato la delusione per molte iniziative che avevano preceduto la spedizione e l’avevano poi seguita. Sul tavolo c’era una soluzione da trovare per i combattenti in camicia rossa e per quelli numerosissimi appartenenti ai quadri dell’ ex esercito borbonico. La rivalità antica tra il Conte e l’Eroe dei due mondi venne fuori in modo palese con insulti e recriminazioni poco velate: la sistemazione delle carriere del nuovo esercito unitario non era cosa da poco e sarebbe costata molto. Come vedete fin dai primordi una certa atmosfera da condominio allargato con feroci dispute “locali” e senza alcuna visione generale dei problemi era presente fin sul nascere dei parlamenti italiani. La domanda più grave e più importante però venne qualche tempo dopo quando alcuni deputati (molti di loro meridionali) si chiesero facendo quattro conti che fine avesse fatto l’immenso patrimonio del Regno delle due Sicilie, dove e come fosse stato depositato e quanto di esso utilizzato nell’ambito della nuova gestione di un nuovo paese unito. Il fatto poi che girassero sempre più frequentemente le voci di “strani accordi” con le alte cariche militari borboniche, voci che tendevano a sminuire il valore dell’impresa dei Mille e ridurla a una semplice passeggiata sotto l’occhio vigile di una regia e di attori perfettamente istruiti, tutte queste cose assieme fecero sì che si chiedesse ufficialmente di vedere i conti e i documenti. Gli uni e gli altri riconducevano fatalmente al signor Nievo Ippolito beatamente domiciliato a Palermo: la richiesta ufficiale non poteva in nessun modo essere disattesa. Nievo probabilmente pensò anche che si trattasse di un buon sistema per chiarire e tacitare finalmente i dubbi e le maldicenze che gravavano sempre più minacciose sull’operato dei Mille e di Garibaldi.
Seguendo tale indirizzo si mise all’opera e redasse un lungo e articolato rendiconto di quei mesi cruciali, probabilmente non si rese conto che all’interno dei documenti che lui custodiva ve ne erano molti a carattere che oggi definiremmo “riservato” se non top secret. Non vi riflettè il Nievo ma ben lo sapeva il console amburghese Hannequin che in Sicilia curava anche gli interessi della corona britannica. Fu costui a sconsigliare a più riprese Nievo ad intraprendere il viaggio. Le mie a questo punto sono solo opinioni, ben supportate però e dicono con chiarezza di alcuni fatti incontrovertibili.
– L’esercito e la marina Borbonica era forte di migliaia di uomini e mezzi in più rispetto alla “banda “ di Giuseppe Garibaldi. Anche senza quasi combattere per le camicie rosse non c’era alcuna e sottolineo alcuna possibilità di vittoria.
– L’Inghilterra aveva da tempo grandi interessi economici, commerciali e strategici in Sicilia: era già padrona di Malta ma la Sicilia come fulcro di commerci e controllo del potere nell’area mediterranea era ben altra cosa. Dai primi dell’800 a Palermo, Trapani e Catania una nutrita pattuglia di imprenditori e affaristi anglosassoni avevano stabilito attività commerciali ad ampio raggio e si erano con esse arricchiti.
– Lo sbarco a Marsala dei due battelli che trasportavano i Mille di fatto avvenne sotto la protezione di una nave da guerra di sua maestà britannica; fu inglese il primo commerciante a dare il benvenuto a Garibaldi e ai suoi.
– La battaglia di Calatafimi ( quella dell’epica frase – Nino qui si fa l’Italia o si muore) fu una farsa: nel momento culminante quando per ovvi motivi di strategia e territorio i mille stavano per soccombere, il comandante delle truppe borboniche fece suonare la ritirata!
– La presa di Palermo seguì in pratica la stessa via: circa ventimila soldati borbonici si attestarono nella fortezza del Castello a mare lasciando la città in mano ai Garibaldini. Il generale comandante la guarnigione chiese lumi( ?!) a Napoli, dopo un paio di giorni, con la mediazione della marina inglese che stazionava alla fonda davanti al porto di Palermo, i Borboni firmarono una tregua a bordo di un battello da guerra britannico. In pratica abbandonarono il campo con l’unica richiesta (accettata) dell’onore delle armi! Migliaia di soldati di un esercito regolare sfilarono davanti alle baionette dei mille che non credevano ai loro occhi mentre i quadri militari borbonici tesi e altrettanto increduli si chiedevano perché.
La mia opinione è che nella impresa dei mille di eroico e di militare vi sia stato ben poco: l’esercito borbonico nelle sue figure di comando tradì per denaro la sua bandiera. Il denaro era Piemontese e inglese. Di tutto questo vi erano tracce chiare nei documenti che Ippolito Nievo doveva portare in continente. Era questo il motivo dei consigli criptici del console Hannequin, egli sapeva e conosceva anche quale sarebbe stato il destino del patriota italiano incaricato di far luce su questa vicenda. Nievo si imbarcò la sera del 4 marzo del 1861 sul vapore Ercole con rotta per Napoli, circa 10 ore di navigazione. Naturalmente non arrivò mai a destinazione, il piroscafo si inabissò senza alcun superstite all’entrata del golfo napoletano. Tutti morti e il carico dei documenti in fondo al Tirreno per sempre! Dentro la cassa sigillata che Nievo doveva portare a Torino c’erano le prove documentate della pesante ingerenza del governo di Londra nella caduta del Regno delle due Sicilie. Vi era scritto come l’intendente aveva gestito un patrimonio in piastre d’oro turche fornite dagli inglesi con i quali erano stati pagati molti alti ufficiali del Re di Napoli; vi era scritto anche a quanto ammontava il tesoro in lingotti d’oro conservato nei forzieri del Banco reale di Palermo e del quale non vi era più traccia. Vi erano probabilmente scritti i nomi dei collaboratori, mediatori, politici e maneggini che avevano permesso il miracolo con cui mille uomini conquistarono il regno più vasto e ricco della penisola e lo regalarono ad una delle più piccole e micragnose monarchie d’Europa. Questo fu l’inizio della nostra Italia Unita, quello che non compare in nessun libro di scuola ( ci mancherebbe) e di cui nessuno ha mai fatto cenno nei soliti discorsi ufficiali del tricolore che sventola sul Quirinale. Questa è solo la prima parte ma se il buon giorno si vede dal mattino…
Decine di fatti e di personaggi, una Italia e un Meridione del tutto diversi dalla facciata di comodo, una quantità di punti oscuri da decifrare…… ma io scrivo d’amore e di vita, di musica e della mia generazione che fu proiettata in un futuro che non era questo, credemmo più o meno in un destino nuovo e in mondo nuovo. I localismi da cui provenivamo non avevano credito in quegli anni, sembrarono morti e sepolti: usammo la nostra giovinezza credendo che glissare sull’evidenza fosse farci un piacere. Poi in alcuni di noi si è fatta strada una musica diversa, più antica, ha messo in secondo piano il rock ‘ roll e si è fatta viva di nuovo la taranta. Continuerò a scrivere d’amore
mercoledì 4 maggio 2011
UNA CONVINZIONE SCOMODISSIMA -
Io non generalizzo quando vedo la giornalista molto sicura di se parlare in un collegamento televisivo da Teheran col velo in testa e, due settimane dopo, discutere di rapporto uomo donna nella cattolica Italia su uno sgabello con gonna corta, tacco 15, cosce in bella vista e trucco perfetto. Penso solo alla coerenza... Gli estremismi intellettuali fanno godere senz’altro di più ma producono altri estremismi poco digeribili. La parità resterà in alcuni casi sempre e solo un’utopia ma i diritti relativi a salute famiglia, lavoro, scuola, rappresentanza, tutti i diritti civili insomma non possono essere barattati, nemmeno con la cosiddetta liberazione femminile. La padella femminista brucia esattamente come la brace maschilista. Io sono convinto che se non usciamo da questo tipo di rappresentazione da due soldi resteremo sempre guitti da strapazzo, è questa mia convinzione che dai miei 18 anni fino ad ora mi ha guidato nel viaggio esistenziale attraverso la carne e l’anima delle donne che ho incontrato. Una convinzione scomodissima e poco gestibile. Oggi mi preoccupa molto meno di prima dire certe cose, allora ero solo un ragazzo coi genitali gonfi di desiderio e la testa piena di sogni, rabbie, dolcezze e segreti. Allora vedere gli sguardi di fuoco quando affermavo certe cose mi faceva ghiacciare il sangue nelle vene, oggi mi rende solo più malinconico.
sabato 2 aprile 2011
SCIVOLA LA MIA VITA PASSATA -
Questa domenica scivola via nel ricordo di una serata con un po’ di sano Jazz e una cenetta parca con un paio di amici. Scivola per entrare nella sera che precede un altro giorno usato senza avere il tempo di baciarlo e stringerlo stretto. Scivola con me: guardo il golfo e molte cose diventano inutili, molte persone vuote. La mia vita passata. Per vivere con un minimo di serenità e per continuare ad aprire la porta di questa casa devo scordarmi della gran parte di voi, esattamente quello che sto facendo in queste settimane. E’ un forzatura terribile ma, senza, dovrei cinguettare allegramente convenevoli talmente ipocriti da essere inascoltabili.
mercoledì 9 febbraio 2011
NIENTE -
Non aver più nulla da fare, questa è la sensazione che da qualche giorno mi trascino dietro: guardo queste pagine e non ci scrivo sopra. Guardo anche l’umanità che mi scorre accanto e non le dico niente. Stamattina pensavo di essere niente. Anche ieri sera mentre facevo l’amore con la ragazza del bar pensavo la stessa cosa.
giovedì 3 febbraio 2011
venerdì 21 gennaio 2011
giovedì 13 gennaio 2011
STAVOLTA -
Ho letto molte cose in giro e la gran parte erano surrogati: chi scriveva imbrogliava e chi leggeva sapeva di essere imbrogliato e continuava per via dello share, l’audience, il pubblico, la gente. NOI. Stavolta ti scrivo per me, solo per me, ti scrivo per dirti che devi farmi innamorare di nuovo. Che non ne posso più di inutili desideri e altrettanto inutili coiti. Fammi innamorare, una sberla in pieno viso che poi stai lì mezzora a pensarci e a chiederti perchè? Come?
giovedì 6 gennaio 2011
sabato 1 gennaio 2011
QUEL CHE SI INTRAVEDE -
C’è una dimensione a parte ormai tra quello che scrivo e quello che si intravede dietro la scrittura….Molti discorsi sono veramente fuori tema ma forse non è colpa di nessuno. E’ estremamente difficile comunicare in modo consono la propria dimensione intellettuale esattamente così come si forma dentro una persona e lo è altrettanto percepirla e “discuterla” laddove tale discussione abbia un senso che vada al di là di un affermazione di esistenza. Niente di ciò attiene al blog normalmente inteso, si avvicina semmai ad un’esperienza da diario cartaceo o addirittura da libro; nessuna di esse vuole sostituirsi nel mio caso a questo blog, qui ed ora.
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