sabato 27 ottobre 2018

IL GIA' SCRITTO

Per tornare a scrivere è necessario, almeno per me, credere che il nuovo abbia un senso non solo per chi legge ma anche per chi scrive: io l’ho perso forse definitivamente e sopravvivo su questo e altri blog rieditando me stesso. Sono diventato insopportabile? A volte credo di sì , sento il peso di un trascinamento incomprensibile e lacerante. Ma esiste anche la coscienza di non aver detto abbastanza, non nel modo giusto, di non aver voluto per una malintesa forma di educazione virtuale attaccare una certa fauna che vive all’ombra della blogosfera. Non si tratta di un fatto meramente culturale bensì di una dimensione educativa che sfugge al controllo della cultura in senso stretto: è l’incapacità di ascoltare, la volgarità di sentirsi, senza merito alcuno, di varie spanne superiori all’altro. 
Lo dissi tempo fa, non legge più nessuno nemmeno chi con enorme sussiego afferma sul suo blog di essere un bibliofilo. C’è una forma di cecità ideologica che impedisce la reale apertura sulle prospettive di scambio e condivisione che sembravano connaturate al mezzo blog; è esattamente questo che, personalmente, mi ha ucciso, il contatto continuo con persone cui è possibile solo concedere un falso apprezzamento stando ben attenti a non commettere nemmeno il più piccolo errore di battitura, a non mostrare mai le radici del proprio pensiero e della propria vita. I blog come diari virtuali ingessati dalla prepotenza altrui, la necessità assoluta di restare dentro i binari che altri hanno posato per far correre le nostre parole. Di cosa dovrei scrivere oggi? Certamente di politica o di libertà di stampa. Di storia, di poesia… quale? Di una storia raccontata da sempre ad uso e consumo di una parte, di una poesia che invece di volare sopra si perde nei vicoli di una sintassi scontata? Di quale politica? Quella che ha perso tutti i punti di riferimento e perpetua se stessa nei modi e nei tempi di sempre? Quella che non usa il compromesso lecito ma sfrutta il potere di esserci nel modo più bieco? La libertà di stampa ad uso e consumo di una parte pronta, al momento opportuno, a rinnegare il ciclostile da cui è nata e negare, negare fino alla nausea tutto, parole, fatti, storia…persone? Pubblico il già scritto io, quello che scrissi quando ancora ci credevo; lo faccio perché mi piace vederlo sulle pagine di questo monitor, amo accarezzarlo nella speranza che una nuova musica o una nuova immagine si poggino finalmente sull’idea intima che solo io possiedo di ciò che ho composto. Non voglio aver più l’assillo di doverlo spiegare o difendere dalla barbarie di molti, ho chiuso alla possibilità di un “normale commento” ; la scrittura sta lì, per tutti anche per chi sente e vede solo ciò che è conforme alla sua natura. Non credo più ai commenti, non mi riconosco quasi mai in essi: a dirla tutta io non mi riconosco in nessuna delle cose che mi attorniano socialmente e virtualmente. Nutrivo una speranza, un desiderio, dieci anni fa pensai di poterlo finalmente esaudire, adesso quello che sogno è di poter tornare ad amare il sogno.

giovedì 18 ottobre 2018

Guardare come si smarriscono i sentieri

E come il vento degli anni ci disperde sul palcoscenico della vita.

lunedì 15 ottobre 2018

LA LETTERA INTERA

Caltagirone, febbraio del 2017-
Seduto ad un tavolino del caffè vicino alla sala espositiva in memoria di Don Luigi Sturzo in assoluta e voluta solitudine. La lettera è per te, per me e anche per chi non c'è più pensando che prima o poi non ci saremo più nemmeno noi. La lettera è intera, satura di quel flusso istintivo che ogni tanto mi travolge senza senso nè misura. Ho continuato a scrivere per me stesso Gina. 
Qui non è primavera, da questa parte dell’isola sotto il vulcano comincia adesso il periodo più freddo dell’anno. Alla fine di febbraio comincerà a riscaldare ma per ora l’Etna è imbiancata dagli 800 metri in su: poi la neve scenderà più in basso certamente. Mi chiedo oggi se riuscirò a vedere la prossima primavera, se avrò gli occhi giusti per vederla intendo e se uscirò dall’inverno di questa mia parte di vita. La colpa è dei bilanci mandati in soffitta e non al macero. Distrutti, probabilmente avrebbero fatto meno male ma avrei avuto addosso quelli nuovi che si formano man mano. Non sono poi migliori. Anelo ad un resto di esistenza silenzioso e minimale, che io riesca a rimettermi in sella è risibile; gli ultimi anni senza scosse, senza luci della ribalta, senza pretese normali di miglioramento…senza amore? “Arriva tutto a chi sa aspettare” è un detto cretino: arriva tutto comunque, anche quello che non vuoi che arrivi. Così come passa tutto. O quasi. L’anno nuovo (si chiama in questo modo) gironzola da un po’ tra le mie cose, non ha nessun aspetto particolare e mi guarda di sfuggita. Mi dà sui nervi ma sto zitto, anzi scrivo e scrivo a te che forse hai una vera amica accanto, una di quelle che non ti chiede nulla ma sa dare. Tra gli umani è un gesto raro, lo sappiamo tutti, ce lo raccontiamo ad ogni piè sospinto, credo che in fondo ci piace così. E’ l’egoismo e l’indifferenza ben vestita la nostra cifra comune come umani. I cani sono diversi. Ma io non voglio cani nè altri animali intorno da accudire, non sono capace di accudire nessuno preferisco di gran lunga godere il respiro della natura attraverso gli animali liberi dal nostro desiderio di compagnia. Amo il canto degli uccellini, stamattina presto c’era un pettirosso che saltellava tra la ringhiera del balcone e un vaso di gerani, una pallina di piume e un suono piccolo e acuto. Mi sono fermato ad osservarlo per molti minuti, immobile perchè volevo che lo spettacolo durasse il più a lungo possibile. Incantato ecco cos’ero, fermo e incantato a osservare l’armonia allo stato puro. Poi d’improvviso è volato via, non so perchè, non ho ho avvertito nè visto nulla che potesse spaventarlo. Svanito in un secondo e tutto il palcoscenico è rimasto vuoto. E’ cominciata dopo la mia giornata senza che io potessi riprendere il filo buono dell’inizio. 
Faccio così da troppo tempo: lotto per sopravvivere alla nausea di una esistenza e di un contorno che non è quello che ho dentro, che non voglio. Pare esista solo quello purtroppo, il resto, o almeno una piccola porzione, è scomparso dalle bancarelle della mia vita. Ricordarne l’aspetto è stata finora una consolazione, temo possa divenire un’accidia mentale col passare dei mesi. Arriva tutto a chi sa aspettare. Cucina la tua vita adesso, in questo istante per me: usa gli ingredienti che vuoi. Donati che io ti guardo in silenzio. E mentre ti muovi e scegli ciò che metti nella pentola io percepisco certi tuoi segreti pensieri. Hai fatto molte cose nella vita e le loro tracce sono state stabilite e descritte da te o da altri: precise, indiscutibili? C’è un’altra vita dentro la nostra vita, quella che non raccontiamo a nessuno: sta lì apparentemente facile, per tutti e tutti passano oltre! Il segreto delle nostre essenze si difende così, senza alcun orpello, l’attenzione ci attraversa, siamo trasparenti, disegni bianco su bianco, non ci vede nessuno. Ci guardano tutti, nessuno sa di noi. Quando ce ne andremo e il segno sarà mutato resterà solo la sorpresa in ritardo, la consapevolezza ormai inutile. 
Non ho scelto un bel nulla sai, ho provato a vivere anche contro i miei istinti. Non ci sono mai pienamente riuscito. La mia vita è mia, solo mia, così come l’ho avuta. Me l’hanno regalata i miei? Non conta. E’ mia ugualmente non la devo solo a loro, è il mio filo personale. Il mio sogno, la mia dittatura, ciò che amo o non amo. La mia personale idea di donna e di amore. Papà l’hai toccata, ti ricordi, 40 anni fa l'hai toccata e ci siamo distrutti per sempre. Scrivo di te e tu sai papà che l’amavo e non c’erano seri e giustificati motivi. Dovevi lasciarci fare come i ragazzi che eravamo. Ci saremmo lasciati ma tu saresti stato fuori. Sciocco vecchio uomo pieno di principi e sapienza mi avresti avuto e invece mi hai perduto. Abbiamo ancora un territorio molto vasto da attraversare, forse meno colorato e vario ma vasto e non me lo immaginavo. Parlare così facendo cadere le parole in questo silenzio di neve; sentirle frusciare tra noi pronte a farsi studiare, inquisire. Amare. Capita, non è comune ma capita, e’ un fiore delicato e gentile, come lo specchio di cui parli. faccio di tutto per non romperlo. Più faccio meno funziona. Le scelte sono di due tipi amica mia: quelle costruite e perseguite con intensità. Volute per analisi o intuito. Restano, lasciano il loro marchio sulla pelle della vita. Poi ci sono le scelte “non scelte” quelle che scorrono subdole, te le trovi tra i piedi magari anni dopo, con tutte le conseguenze del caso. Guarda quanta nebbia abbiamo intorno, le facce spuntano davanti all’improvviso ma ci mancano i contorni, il prima e dopo, il panorama per intero. Questo è quello che ci uccide. La famiglia…quale? Non certo quella da cui siamo nati, nell’altro secolo, in quell’altra Italia dai ruoli definiti. Quella scordatela. Ci sono le alternative, alcune disgustose, altre molto buone ma ci vuole amore, non quello abusato e scritto. No, ci vuole amore con intuito e pazienza. Amore oltre il sesso e con il sesso, tempo, pacatezza. Un sorriso e soprattutto niente soldi in mezzo ai discorsi! La cosiddetta necessità economica rovina qualsiasi rapporto, un sole acido che fa appassire il paesaggio. La mia vita dice questo, i miei ultimi 35 anni lo ribadiscono. Noi ci scriviamo e parliamo liberamente perchè non c’è il suono del soldino che rotola a accompagnarci. Sono coperto dal silenzio. funziona come la neve? Quando, bambino, vivevo in Lombardia mi accorgevo subito al mattino appena sveglio se fuori era caduta la neve: c’era un silenzio speciale. Mi piaceva, mi sentivo coccolato tra le coperte e poi, fuori andando a scuola, giocavo a lasciare orme sulla coltre candida. Ma adesso la pianura è lontanissima e lo sei anche tu: ogni giorno che passa sempre più. 
Non so dirti come e perchè, c’è una spiegazione per ogni cosa? C’è una lettera per ogni momento? Oppure vi sono momenti senza parole? Mettiti in ascolto, siamo su ellissi distanti ma ci siamo conosciuti. Ho qui i documenti che lo provano, ci siamo conosciuti e ci siamo parlati perchè sentirsi distanti ugualmente? Ieri ho cercato di aprirlo questo silenzio con cose nuove da dire: non ce n’era neanche una! Ho riprovato con quelle vecchie, tutte inutili. Così sono rimasto nel silenzio di neve che mi circonda. Mi sono detto – capirà l’inverno, lo ha provato. Ma se questa terribile stagione dovesse macerare il sogno di comunicazione? Se arrivassero cose nuove me lo scriveresti? Ed io le scriverei? Oggi temo di non essere più in grado di comunicare niente. Dovrei dirti di tutte le cose che non vanno? Assediare la tua mente con facsimili delle storture uguali a certe tue che solo intuisco? Meglio sarebbe raccogliere gli ossi di seppia del passato, delle estati a mare, delle ragazze con la pelle abbronzata e del desiderio di fare l’amore per l’amore…tanto domani sarebbe stata una bellissima giornata. Mi attraversa ogni tanto il ricordo di quel tempo, una stilettata, un’apnea da lasciarti senza fiato. Aiuto! Grido. Aiuto, affogo in tutta questa vita! Lasciatemi marcire nel mio vecchio e accidioso autunno. Non voglio morire, non voglio finire in nessun modo. Datemi un’altra dimensione, un altro mezzo, un altro ballo, un’altra finestra da cui guardarti perchè, lo sai, non posso fare altro. E se altro ci fosse non è detto che sarebbe meglio di queste righe battute sulla tastiera di un Pc. Fuori stasera è grigio e ormai è calata la sera: accendi una candela anche per me. Come si vince la tenerezza? E’ utile vincerla? Ci annego dentro dopo esservi scivolato, dovunque mi giri vedo il tuo volto e sento la tua voce. Ma so che questa parentesi si è chiusa: ci rifletto sopra da settimane e non ne trovo le ragioni, resta sempre la sensazione ineludibile che questa trasmissione sia finita. Ciò che si portava dentro resta perchè è sincero, vero. Importante. Non è un contentino è un pezzo di vita che se ne va. Non potrebbe essere diversamente per me, non ti avrei scritto, non mi sarei scritto! Ho un album dove tengo la mia vita: ci sono pochi sorrisi, uno ti appartiene ed è coperto da un foglio di velina chiara che ne sfuma i contorni ma lo protegge per sempre. Sai, mi chiedo, terminato io, a che servirà e a chi servirà il mio album, la trasmissione delle emozioni con la scrittura quanto regala della verità intima? Guardo la tua vita, due convogli ferroviari che corrono affiancati per un lungo tratto. osservo i visi, la tavola, il cibo, la tovaglia. Le luci. 
Guardo ma non ci sono, sento ma sto in silenzio; tu vivi io celo la mia inesistenza. Non sono pubblico ma potrei dirti molte cose, molti momenti di questi tuoi settanta anni. Poi ti volti e mi guardi, il resto non c’è più…sei capace di arrivare dritta al cuore, l’ho sempre saputo sono gli altri che non lo sanno. Mi agganci con i tuoi occhi e sorridi solo per questo sconosciuto
– continua scrivere per te stesso Enzo, non smettere, ti chiedo soltanto questo, smettila di fare danni –
Ed io non so più che dire. Annego in un mare di lacrime, le uso come inchiostro simpatico: ci sono, non ci sarò, leggerai ugualmente. Siamo due ellissi. Siamo stati bellissimi, non riesco a scrivere addio.

domenica 14 ottobre 2018

SEMPRE A META’


Le parole sempre a metà
eco di sentimenti interi
Nessuna possibilità di regalarli
interi.
Una prigionia senza fine e senza
speranza.
Hai intravisto il panorama completo
per caso o intuito
non è un binario inventato
tra gli alberi delle nostre vite
ormai distanti
Non c’è pace per gli amori mancati
sospesi
C’è solo questa pace stantia
Paradossale surrogato
della sorpresa più grande
della mia vita.

domenica 7 ottobre 2018

LE PROPRIE IMPOTENZE -

Il fatto è che io non riesco più a relazionarmi con gli altri blogger, uso un termine eufemistico (ma per un riccio come me è tanto), spesso il contatto diventa fonte di sofferenza, di un senso di incomunicabilità che cresce ad ogni frase in più o in meno, potrei citarvi almeno 3 o 4 episodi di questo tipo in rete su altri blog da me visitati nell'ultimo mese. Sono diventato ancora più selettivo e collerico, analitico e insofferente di prima, se lasciassi aperte le porte in modo "normale" ai commenti sono sicuro che mi ritroverei in un fiat nella medesima situazione dell'anno scorso: un casino dopo l'altro. 
(Agosto 2014)

giovedì 4 ottobre 2018

A TRIP TO TRUMP -

Secondo il 90% dei media italiani era più che impossibile che Donald l'arancione diventasse presidente. Impossibile! Così un bauscia (come dicono a Milano) o uno spacchioso da due soldi (come dicono a Catania) è a capo del paese più potente del mondo. Non mi piaceva la Clinton e non mi piace lui, pensare che costui gira con i codici nucleari nella sua valigia personale mi mette i brividi. Lo hanno votato, anzi, diciamolo chiaro, STRAVOTATO. Non discuto, problema apparentemente solo americano (peccato che gli americani ficchino il naso ovunque come Francia e Inghilterra e Russia e Cina). Peccato. I media non hanno anche stavolta capito una beneamata perchè inseguono non la realtà ma la loro specifica ideologia di riferimento. Non analizzano niente, ribadiscono slogan e giudizi. Un mondo di cretini dove Springsteen o Jovanotti o Fiorella Mannoia diventano opinion maker di lusso. Dove una cantante pop famosa come Madonna fa campagna elettorale promettendo fellatio! Oh yes, grande politica, grande senso dello stato e delle sue responsabilità; la cultura dominante che si crede il sale del mondo, che pensa di non doversi confrontare con le piccole cose di ogni giorno dall'alto di una supposta superiorità morale, civile, culturale. Hai visto Hillary? Avete visto perchè Donald Duck è passato? Perchè ha saputo parlare senza spocchia ai mediocri da mediocre, così chi ha sale in zucca e idee decenti riesce con incredibile leggerezza a non farsi capire, a non essere credibile, ad allontanare. PERCHE' E' LONTANO! Mille anni luce lontano ad ammirare le proprie luminose, elitarie stelle fisse con la tasca piena e i fans plaudenti là sotto. Napolitano stupefatto grida allo sgomento e incredulo pontifica che non era mai successa una cosa simile dalla notte dei tempi: sciocco e ipocrita. Parte di un mondo di eletti che hanno sempre pensato di poter fare quel che vogliono (e lo hanno fatto). Non avete capito ancora che i nostri Trump con le loro mogli di lusso si stanno avvicinando anch'essi? Americanate.