Gli anni ufficialmente perduti tornano in segreto per la malinconia di averli vissuti
mercoledì 23 marzo 2022
sabato 19 marzo 2022
MATRAXIA
Scrivere di Agrigento, scrivere nel suo caos non mi sta facendo particolarmente bene; sento che sto scrivendo di me ed avrei voluto descrivermi diverso, meno disastrato, sta facendo riemergere dentro la mia memoria figure ed atteggiamenti di un’altra mia vita. Tornano a delinearsi volti così lontani da declinare un’altra appartenenza, ma io mi sforzo, se pazzia deve essere che sia almeno lucida.
La signorina Matraxia mi amò, in un tempo lontano ed io amai il suo essere schiva e proibita; mi ripetevo, di tanto in tanto, più il suo cognome che il suo nome, quel suono così “greco”e deciso. Giulia Matraxia, mi accorsi di amare più il tuo muoverti altero che il sapore della tua bocca, e quindi ti lasciai. La settimana prima della nostra “fine”, guardandoci negli occhi, parlammo di tutto il resto che era come parlare di noi: ricordo bene la sensazione di galleggiamento instabile che tuttavia pareva piacere ad entrambi. Eri molto colta Giulia, fra le tue frequentazioni anche i personaggi importanti e le loro fisime; il libro che avevi fra le mani era di Pirandello, i quaderni di Serafino Gubbio operatore, non si trattava certo di un’opera erotica né tantomeno sentimentale; giocavamo Giulia, scherzavamo con fuoco nell’intento di bruciarci. “Nessuno se n’accorge, o mostra di accorgersene, forse per il bisogno che è in tutti di trarre momentaneamente un respiro di sollievo dicendo che, ad ogni modo, il forte è passato. Dobbiamo, vogliamo rassettare un po’, alla meglio, noi stessi e anche tutte le cose che ci stanno attorno, investite dal turbine della pazzia; perché rimasto non solo in tutti noi, ma pur nella stanza, negli oggetti stessi della stanza, quasi un attonimento di stupore, un’incertezza strana nell’apparenza delle cose, come un’aria di alienazione, sospesa e diffusa…” PIRANDELLO- Quaderni di Serafino Gubbio operatore.
Tornare oggi ad Agrigento è una scelta voluta, la volontà di dare un senso ai miei anni perduti, un tentativo di colmare l’inquietudine che serpeggia ovunque. C’è un luogo, nascosto nella parte più alta della città dove si apriva una porta che non guardava il mare: Pirandello la chiamava Bar-er-rijah (porta dei venti) che poi è diventata in dialetto Bibbirria, il luogo era ed è rimasto la parte più povera e nascosta della città, sorvegliato dal palazzo arcivescovile, dalla cattedrale e da un Seminario così cupo da sembrare più una prigione che un luogo di studi. Guardarla ora mi lascia solo un senso di vuoto, persino Giulia appare lontanissima e sbiadita; meglio volgere lo sguardo alla costa vicina e al mare, stampato sullo sfondo come una pennellata di celeste rettilineo. E quindi dico io adesso godiamoci questo presente e il futuro che ne verrà, qualcosa si dovrà pur fare, qualcosa si dovrà pur scrivere e su molte cose dovremmo almeno riflettere. Al Caos non intendo tornare: troppi ricordi e troppo pungenti, non servirebbe, rivedere il pino scheletrito accanto all’urna murata che contiene le ceneri dello scrittore mi farebbe sentire già finito. Ritengo di essere stato abbastanza fortunato: la signorina Matraxia mi disse addio con un sorriso (fu l’unica) e mia madre ha ancora la forza di ridere dei miei tentennamenti. Mi lascerò alle spalle Agrigento, attraverserò la valle, i templi color miele e ,raggiunta la costa, andrò verso occidente e verso il sole che stasera mi racconta storie che possono avere ancora un futuro, anche qui, anche in quest’isola, anche per me
APERTURA E CHIUSURA - al tempo del coronavirus
Contiene alcuni post che io ho amato moltissimo, essi sono stati il nucleo principale da cui nel tempo ho ricavato gli altri dispersi poi con evidente noncuranza per il web.
Non mi sono pentito di averlo fatto, la componente ludica e di "sperimentazione" che l'ipertesto prevede non mi ha mai abbandonato, la fede nella comunicazione reale e nei contatti avuti qui invece se ne è andata ormai da un certo tempo. Omologazione è un blog chiuso, una testimonianza del mio mondo intellettuale ed emotivo perchè ho sempre scritto così spogliandomi in un contesto che io pensavo fatto da gente matura e che purtroppo si è rivelato pieno di conformisti di tendenza persino privi di educazione.Non posso rinunciare all'espressione scritta, è stata la via elettiva per comunicare col mondo fin da bambino, adesso che i capelli son tutti bianchi la mia scrittura si è fermata così in un tempo sospeso, l'unico forse che mi compete.
Non avevo pensato di chiudere, avevo solo abbandonato questo guscio su una sedia e il corpo altrove. Ma entrambi soffrivano per la reciproca lontananza. Poi qualche giorno fa, ripassando su queste pagine ho capito che non era giusto, che comunque questo guscio era carico dei miei umori e che doveva vivere, a modo suo, con un tempo diverso, ma doveva vivere. Devo confessarvi che spesso negli ultimi mesi ho avuto fortissima la volontà di sempre: cancellare tutto! Eliminare del tutto le tracce del mio passaggio perché questa parte di me, che dovrebbe essere la più intima e amata, mi fa star male da morire, evidentemente c'è qualcosa che mi sfugge e che non so controllare.
Ho pubblicato tutto o quasi quello che si è salvato nella pletora di traslochi da un blog all'altro da una piattaforma all'altra, da un tentativo all'altro, da una sconfitta all'altra! E' trascorso molto tempo, gli scritti non sono mutati, hanno ancora almeno un residuo di valore? Non devo dirlo io permettetemi. Io posso solo dirvi che si è girata la pagina in modo definitivo: siamo così fragili! Qui trovate il cuore di tutto ciò che ho pensato e scritto in rete e per la rete; ho sempre avuto un atteggiamento contraddittorio e ondivago verso il web e mi pare evidente che esso non poteva essere digerito dalla gran parte dei blogger. Lo ritengo fisiologico. Partendo dai miei furori e dalle mie cocenti delusioni ho cercato il modo affinchè la scrittura dei miei testi vivesse al di là della mia reale presenza accanto ad essi: nel mio progetto questo insieme potrebbe continuare così come lo state leggendo per altri mesi poi finirebbe per inedia. Io potrei già non esserci più in tutti sensi ma se esiste un modo di restare è questo. Scrivere e lasciare queste righe che possano essere rivedute, rilette e riconsiderate. Non cercate un nesso logico, concettuale o temporale preciso in ciò che leggerete, non c’è altro che assoluta libertà qua dentro, solo un riflesso di una dimensione che per intero non poteva starci tutta su una pagina ma che ad essa fa riferimento. Riguardo quello che ho scritto negli ultimi ventanni, alcune cose sono così legate alla mia intimità che adesso mi meraviglio di averle palesate in pubblico: forse molti problemi sono nati da questo eccesso di confidenza, ma non ho mai saputo scrivere diversamente. Questi testi sono gli ORIGINALI e sono protetti dal COPYRIGHT, le immagini che ho scelto per corredarli non sono mie, le ho prese dalla rete, per i problemi connessi ai loro autori e quindi per la loro eventuale rimozione comunicatemelo con un commento sotto il post. Le date dei post sono tutte fittizie tranne questa.
Domani scendo sotto Siracusa, piano piano, mi fermo dalle parti di Vendicari, scelgo un eucalipto frondoso mi appoggio al suo tronco e mi perdo sulla linea azzurrina del mare. Voi non potrete vedermi ma sorriderò.
Vincenzo Riccobono
lunedì 14 marzo 2022
DIRITTO DI CITTADINANZA -
Se e quanto sono degno di stare qua non devo dirlo io: mi diverto ancora e la mia capacità di arrabbiarmi è immutata, per un blogger mi sembrano doti indispensabili. Vengo preso sempre più spesso da un senso di lontananza e malinconia di cui qui trapela solo una parte, i post migliori li sto pubblicando nascosti tra le pieghe di alcune risposte altri ancora sono chiusi nell'archivio di una vita che ho conservato per spenderla nella mia incipiente vecchiaia.
giovedì 3 marzo 2022
TIZIANA
Ho un sogno. Ricorrente e senza età: in questo sogno sono sempre un giovane adulto non ancora schiantato dall’esperienza ma già preso dall’analisi dei messaggi che le mie sensibili antenne mi portano ogni giorno. So già tutto ed ogni cosa è prevista e io sono dentro una stanza che sembra quella di un ufficio con i vetri opachi e le sedie comode e impersonali.. C’è una donna giovane dietro di me ed è molto bella: si sta risistemando il trucco.
Ad un certo punto mi fa - Che dici, lo rimetto?- E mi sventola davanti al viso un reggiseno bianco di almeno 4 misure; mi fa impressione guardarlo, come se fosse una spoglia più eccitante della sua proprietaria. Mi giro e glielo tolgo dalla mani, la avvicino a me e sbircio dentro la sua scollatura. Ma è vuota, piatta come quella di un uomo e lei non è più lei, ma uno stronzo che odiavo fin da ragazzino perchè mi sfotteva a scuola ed era di due anni più grande. Adesso lo guardo senza alcun timore e gli sibilo che pagherà tutto, anche questo stupido ultimo scherzo. Vedo che ha paura, finalmente ha paura, si divincola dalla mia stretta e fugge via. Non lo inseguo e resto lì dentro la stanza col reggiseno per terra a testimonianza che è tutto vero ( me lo ripeto nel sogno) e che lei tornerà a prenderselo.
Passa del tempo e scende la sera, me ne accorgo dalla luce che cala da dietro i vetri opachi: così esco fuori e sono per le strade di Milano come tanto tempo fa. I pochi passanti non mi considerano, è come se fossi trasparente….ma io non so dove andare nè che fare. Tiziana mi chiama da dietro , io mi volto ed è lì davanti, con la sua gonna a quadri e le scarpe nere col tacchetto basso e addosso lo stesso profumo di quando facevamo l’amore e io mi domandavo se era più forte l’odore dei suoi umori o quel profumo che si versava addosso.
- Ti aspetto da più di due ore, scemo. Ti diverti a fare il prezioso? -
Mi prende per mano e andiamo via, lei fa come se non si accorgesse del reggiseno che ho stretto nel pugno; quando arriviamo sotto casa sua lo prende, entra nell’androne quasi buio, si toglie la camicetta e se lo mette facendo dondolare le sue magnifiche tette bianche. E va via e non potrebbe essere diversamente mi dico appena mi sveglio angosciato. Tiziana è morta di overdose al parco Lambro il 6 marzo del 1979. Ogni tanto passa per ricordarmi che mi ha amato.
Questa è una storia d’amore, ne ha tutte le caratteristiche e, come tale, vive in quella perenne sospensione di futuro e di giudizio che le è propria. Ho pensato molte volte in tutti questi anni a possibili varianti, alle decine di “slidingdoors” che potevano aprirsi se…
Infine sai cosa resta ? Restiamo noi. L’infinita bellezza che si insinua almeno una volta dentro la vita di ognuno di noi: hai ragione io non potevo salvarla, è stata lei a salvare me! I miei amori ricordati sono perfetti : belli e levigati. Sono essenza pura e resistono al tempo per questo, per lo stesso motivo non mi ingannano più. Quelli di cui parli tu sono incubi e mi dispiace per te, i miei teneri e spaesati ricordi di una vita che ancora scorre.
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