martedì 18 febbraio 2025

Non so più scrivere mi dico a volte. Guardo smarrito la tastiera e mi affido al foglio e alla penna. Crollo la testa e mi allontano col pensiero da tutto: la stupidità di vivere arriva subito dopo con i suoi banchetti di roba usata. Mi dice guarda, tocca, compra e, soprattutto fai in fretta, domani non ci sono più, domani non esiste. Non c'è riuscita finora. Non compro nulla ma annuso tutto. Apro le ali che non ricordavo di avere, il fruscio dell'aria sotto di me è una poesia che mi porta via. Non è vero che non so più scrivere. Scrivo per questo. La mia vita assomiglia sempre più ad un uscio stretto, un accesso quasi nascosto e impersonale. Oltre quel piccolo varco c’è il mio mondo, lo spazio perenne dentro il quale vive la mia libertà. Bella e splendente come nessuna parola potrà mai dire. E’ la dimensione in cui vorrei restare ed è finora il mio cruccio continuo. Chiudo la porta dietro le mie spalle e di quel benessere resta solo per qualche breve periodo l’eco sempre più lontana. Non posso fare altrimenti: le pagine vivono qui, mi attendono, tornerò un giorno e più nulla mi separerà da esse Mi è rimasto questo spazio per raccontare a me stesso e a qualcuno di voi vecchie storie piene di incantesimi e magie, lontani profumi di stagioni irripetibili ma vere. Oltre un certo limite la vita acquista un sapore diverso e più ampio, si ridefiniscono i contorni del senso di vivere e della gioia che è insita in esso, anche le parole sono diverse e suonano un’armonia che è giusto incontrare lungo il proprio percorso. Adesso che l’estate pian piano fiorisce e la sua essenza permane sempre più forte come l’impressione di una parola inespressa, adesso che il tempo seguirà percorsi più lenti, adesso è l’ora di sedersi a guardare il nuovo giro del sole. Enzo è qui dietro i tasti, una laurea in medicina e un’altra vita 2000 chilometri più a sud. A chi mi chiede e si chiede se ho mai la tentazione di rivedere certe moviole, se ne valga la pena non posso dare una risposta sicura, il tempo ci trasfigura e le lunghe assenze sono un colpo al cuore: una mano regala piacere e commozione, l’altra ci sega via una fetta di vita e di illusioni. Gli altri amici che, come me hanno, la fortuna di risiedere oltre lo stretto, godono di consuetudini che annullano i “colpi al cuore” prima descritti. Da fuori sembriamo solo più o meno invecchiati. Siamo altro? Vito direbbe: “Mah. Palma sarebbe sicura che sì, c’è dell’altro. Cinzia direbbe che siamo fermi come scemi a 20 anni. Io dico che siamo scie di comete…una traccia la lasciamo sempre in questo cielo. Spero ce ne sia un altro, un altro dove Tizzy sia ancora disposta a baciarmi e a insegnarmi a scrivere. Chi può dire cosa siamo veramente, quanto sia rimasto dei nostri cuori, delle nostre sorprese?
Era il primo anno di liceo classico quando una ragazza mi rivelò il mistero del parlare e dello scrivere: io le dissi ti amo, lei si avvicinò e si mise un po’ di sbieco affinché potessi ammirare la lunghezza delle sue ciglia e mi rispose: “Scrivilo, non dirmelo perché lo dimenticherai, scrivilo con un bacio.” Ho parlato con migliaia di persone ed erano tutte chiacchiere importanti, l’unico ricordo che conservo di esse è un’eco lontana. Scrivo da quel pomeriggio in cui Enzo scrisse a Tiziana con un bacio lento e pieno d’aria che era innamorato di lei. Così Tizzy c’è ancora, con la gonna a quadri e lo spillone dorato e la camicia chiara sopra il seno ansimante. C’è perché ne ho scritto. Allora come adesso, scrivo per pesare di più sulla bilancia della vita o per continuare a crederlo. Ognuno di voi ha la sua ricetta e relativa posologia dentro la tastiera… miliardi di battiti e di baci, un firmamento di astri luminosi che contengono le nostre vite, che continueranno a riflettere sulla terra anche quando i proprietari saranno volati via.

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