martedì 27 maggio 2025

CYRANO, L'AMORE LA LUNA E TUTTO IL RESTO-

La luna si sa, è la faccia incantevole dell'amore melanconico. Presiede e guida, con il suo influsso, i folli, i poeti, i visionari e gli amanti. La luna è il simbolo di coloro che amano follemente, senza potere amare, che disperatamente desiderano senza poter ottenere la piena voluttà dell'oggetto desiderato. Cyrano, il personaggio, come la vicenda che gli ruota intorno, al netto delle guasconate utili a pubblici romantici ormai superati, è tutto questo: l'impossibile inseguimento di un amore che mai potrà essere realizzato. La storia che ogni uomo nella sua vita almeno una volta al visto incidere sulla sua pelle. 
Il respiro dell'amore nella vicenda ha tre polmoni, Cyrano, Cristiano e Rossana. Tre facce di una stessa impossibilità dell'amore o meglio dell'incapacità dell'amare; è un girotondo di identità, un segno delle segrete dinamiche dell'amore che porteranno l'azione ad una sospensione eterea senza alcuna possibile soluzione. Cyrano ama Rossana, ma non osa svelarsi poiché questa ama invece quel Cristiano che a sua volta non riesce a vestire l'amore che prova per la donna con parole sue, e utilizza quindi quelle sincere, e travestite, di Cyrano. E la donna? Perché il fulcro principale di questa storia eterna è lei, l'oggetto del desiderio più che il desiderio in se stesso, questo è il motivo e l'origine dell'eternità della drammaturgia. Rossana li ama entrambi e non sa amarli disgiunti! 
Se incontra Cristiano lo ama quando parla con il cuore di Cyrano. Se sente Cyrano lo ama quando vede le fattezze di Cristiano. Non c'è altro modo di spezzare l'incantesimo se non la morte. Quella morte giocata e narrata da Rostand con lo stile di un romanzo d'appendice che strizza l'occhio al romanzo verosimile seicentesco, ma che pensa soprattutto al Cavaliere senza macchia di Cervantes. È una morte "duellata" che solo nella battaglia trova la sua eroica conclusione: dove non arriva l'amore la morte lo sostituisce, tanto l'amore diventa prezioso irraggiungibile quanto la morte crudele e sempre puntuale. 
Si rappresenta il dramma di sempre, i poli contrapposti tra cui rimbalza la vita di un uomo, amore e morte che sono poi i pilastri di questa nostra povera umanità. La rincorsa all'amore, questi esseri umani e Cyrano stesso mi fanno pensare ai personaggi del circo, all'affannoso virtuosismo dei clown: anch'essi celebrano, con il solo scopo di divertire, la malinconia di un amore non consumabile. Le luci della ribalta si spengono sulla faccia triste del clown, il trucco si scioglie sulla maschera terribile del suo horror vacui... Francesco Guccini ha risolto in modo magnifico il dilemma dell'amore e della sua fine per incapacità di sognare: non c'è altro da aggiungere se non che non esiste in nessuna altro paese a me conosciuto un livello cantautorale come quello italiano 
 "Venite pure avanti, voi con il naso corto, signori imbellettati, io più non vi sopporto, infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio perchè con questa spada vi uccido quando voglio. Venite pure avanti poeti sgangherati, inutili cantanti di giorni sciagurati, buffoni che campate di versi senza forza avrete soldi e gloria, ma non avete scorza; godetevi il successo, godete finchè dura, che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura e andate chissà dove per non pagar le tasse col ghigno e l' ignoranza dei primi della classe. Io sono solo un povero cadetto di Guascogna, però non la sopporto la gente che non sogna. Gli orpelli? L'arrivismo? All' amo non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco, io non perdono, non perdono e tocco! Facciamola finita, venite tutti avanti nuovi protagonisti, politici rampanti, venite portaborse, ruffiani e mezze calze, feroci conduttori di trasmissioni false che avete spesso fatto del qualunquismo un arte, coraggio liberisti, buttate giù le carte tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese in questo benedetto, assurdo bel paese. Non me ne frega niente se anch' io sono sbagliato, spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato; coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco e al fin della licenza io non perdono e tocco, io non perdono, non perdono e tocco! Ma quando sono solo con questo naso al piede che almeno di mezz' ora da sempre mi precede si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore che a me è quasi proibito il sogno di un amore; non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute, per colpa o per destino le donne le ho perdute e quando sento il peso d' essere sempre solo mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo, ma dentro di me sento che il grande amore esiste, amo senza peccato, amo, ma sono triste perchè Rossana è bella, siamo così diversi, a parlarle non riesco: le parlerò coi versi, le parlerò coi versi... Venite gente vuota, facciamola finita, voi preti che vendete a tutti un' altra vita; se c'è, come voi dite, un Dio nell' infinito, guardatevi nel cuore, l' avete già tradito e voi materialisti, col vostro chiodo fisso, che Dio è morto e l' uomo è solo in questo abisso, le verità cercate per terra, da maiali, tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali; tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti. Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco, io non perdono, non perdono e tocco! Io tocco i miei nemici col naso e con la spada, ma in questa vita oggi non trovo più la strada. Non voglio rassegnarmi ad essere cattivo, tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo: dev' esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto dove non soffriremo e tutto sarà giusto. Non ridere, ti prego, di queste mie parole, io sono solo un' ombra e tu, Rossana, il sole, ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora ed io non mi nascondo sotto la tua dimora perchè oramai lo sento, non ho sofferto invano, se mi ami come sono, per sempre tuo, per sempre tuo, per sempre tuo...Cyrano"

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