martedì 14 gennaio 2020

BASTIAN CONTRARIO -

Questa dicotomia maledetta, questa impossibilità di abbracciare alcunché in toto: il bisogno o forse l’istinto di scendere nei dettagli di comprendere il prima e il dopo di ogni dettato intellettuale, questo mi ha impedito di sedere con placida convinzione in qualsiasi consesso umano. Non è stato sempre legato ad argomentazioni esclusivamente politiche o sociali, mi succedeva anche con la musica o l’arte; c’è stato un tempo in cui essere un “bastian contrario” pareva connaturato al mio viso. Io mi devo convincere, devo capire e non riesco a sorvolare con noncuranza sui mille compromessi che assillano la nostra vita. Non ho mai visto la schiera dei buoni assembrata solo da una parte del territorio, ho incontrato angeli all’inferno e vergini nei postriboli. La loro presenza non cambiava la natura dei luoghi, non cambiava allo stesso tempo la mia valutazione su di essi, mi impediva, allora come oggi, di ergerli a campioni del mio panorama spirituale. In rete dove il massimalismo e il bisogno quasi disperato di appartenenza è così diffuso il mio modo di pensare trova sempre meno cittadinanza; c’è sempre qualcuno che “completa” il mio ragionamento e resta deluso o infastidito quando intervengo a chiarire o modificare l’altrui conclusione.

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