martedì 31 dicembre 2024

Ho smesso di scrivere in rete, tutti i blog aperti e visibili hanno un filtro strettissimo oppure sono "dedicati" a pochissime persone: non è questo il modo di fare blog, lo so, lo sai. Quando accade di buttar giù qualcosa di nuovo è sempre a a causa di un evento eccezionale, di un interlocutore particolare.. in quel caso invece di scrivere un post personale mio scrivo un commento o una risposta. Tutto resta per fortuna confinato in un grande riserbo senza strilli, polemiche sciocche, sottintesi pruriginosi e minchiate di questo tipo. Tutto somiglia di più ad un libro e al cartaceo da cui naturalmente sono nato. I linguaggi corporei sono diversi vivaddio, i flussi ormonali anche, le dinamiche mentali a volte viaggiano a distanze stellari, tuttavia l'universo ci comprende tutti, la distanza in questa logica non conta e se non ci fosse non ci sarebbe vita. Dobbiamo considerarlo sempre e per sempre: è una sfida, una guerra, una ricerca inutile, una battaglia persa? E' una curva affascinante la cui risposta non avremo mai. Ma possiamo scriverne uomini e donne e questo è veramente il segreto. Quando dopo altre vite sono tornato al campo lungo e ho lasciato da parte lo zoom ho visto un’altra immagine: ho visto che l’amore comunque mi sorrideva bellissimo e ingiusto nella sua dimensione aliena al tempo e alle mode. In campo lungo l’amore non finisce mai, è come se ci fosse sempre stato ed io nuoto dentro il mare in cui mi tuffai tanto tempo fa cosciente che vi annegherò, consapevole, dentro. La nostra vita inciampa quando ne incontra un'altra pregnante all'improvviso. E te ne rendi conto subito. La caduta è un abbandono magico all'inizio, può diventare una frattura insanabile dopo. In ogni caso non la potrai dimenticare. Il caso dirige il tutto ma esistono anche margini di intervento personali: puoi usarli o farti trasportare dagli eventi ma non esiste modo di conoscerne l'epilogo ( per fortuna). Il filo rosso di cui parliamo esiste, non tutti lo afferrano... Molti lo temono... Altri preferiscono viverci ai margini. Ma il filo se lo prendi dà sempre un senso vero all'esistenza. Non c'è un do ut des in questi casi, c'è solo un'esaltazione, un rammarico, un feroce ricordo, un segno indelebile con il quale fare i conti, l'anima che fugge ti strappa comunque una parte di te... Non potrebbe essere altrimenti ma siamo veramente disposti a farne a meno a priori? Questa è la mia esperienza e ad essa debbo ciò che sono. Io non ho voluto niente, ho seguito il mio istinto, la mia natura che mi ha condotto a te. Spero solo che la scrittura almeno con te mi salvi dal caos in cui rischio di precipitare. E certamente sono molto più fragile di ieri, prima avevo ancora un minimo di buona fiducia nel tempo semplicemente perchè c'era ancora tempo! Ora non più, ora sono in una gabbia stretta, restarci dentro per sopravvivere stancamente oppure rompere le sbarre e andare a morire altrove. La solitudine resterebbe la stessa. Perchè non esiste una connessione diretta e immediata tra la mia testa e la mia mano che scrive, qualcosa su cui tu poggiandoci sopra il viso possa sentire tutto, proprio tutto. Ti invio una musica, la canzone che sto ascoltando ora, il sentimento di adesso. Domani è troppo oltre, domani non esiste più da anni.

lunedì 30 dicembre 2024

Nosocomio

In un reparto ospedaliero è difficile non pensare alla fine che si avvicina; certo esistono i cellulari, nostri maledetti compagni dei giorni, sono loro a tenerti in contatto col mondo nonostante tutto. Nonostante i ricordi, le sconfitte...le speranze che possa essere diversa ogni cosa.

Da qui non è possibile costruire granchè del mondo virtuale, quello reale è fin troppo presente. Da qui, da questi giorni l'unica cosa che sono riuscito a programmare sono i prossimi articoli per il prossimo anno: brevi, secchi, personalissimi. scritti dal profondo e come tali probabilmente poco comprensibili. Erano pronti per un futuro sintatticamente più ampio ma sono rimasti così ( per ora) affilati come i bisturi che hanno inciso la mia vita. Ciao Surfinia

Trovare qualcosa per riempire il vuoto che riapriva scenari così lontani da non considerarli più personali, ecco cosa doveva fare assolutamente. Il vuoto si allargava e lui lo guardava immobile. Scrivere! Scrivere era la terapia giusta: lo aveva pensato quasi per sbaglio, non ci credeva fino in fondo. Scriveva da sempre senza pensarci, come un gesto fisiologico, solo un aspetto dell'omeostasi più vasta che governava la sua vita. E’ proprio uscendo da questa mia dimensione di blogger che avverto la caduta. Dentro queste stanze familiari che conosco a menadito, dentro questo riflesso immutabile e senza età non vivo conflitti dannosi o insormontabili. Da fuori la percezione dell'inutilità del tutto combatte ogni giorno con la necessità e la bellezza dell'esistenza e ogni tanto si esce sconfitti. Scriverlo è esorcizzare il pericolo e la morte. Ho sempre scritto, fin da bambino ai tempi delle elementari, quelle del grembiule nero e il fiocco azzurro; scrivevo per istinto naturale non per un vezzo costruito o amplificato, scrivere era il mio mondo e anche la mia oasi, la scrittura mi veniva così, fluiva sotto lo sguardo attento di mia madre. La professoressa del Liceo osservava con un misto di piacere e apprensione tutto questo, non influiva per nulla ma leggeva poi tutto scuotendo di tanto in tanto la testa. Mia madre insegnava lettere e filosofia, mio padre matematica e materie commerciali, io avevo la casa piena di libri e probabilmente è stata la lettura a portarmi precocemente alla scrittura; credo che alcuni libri siano giunti troppo presto, ai 13 14 anni avrei dovuto dedicarmi di più ai fumetti e al pallone come i miei coetanei che dell'Italia conoscevano solo la pianura e al massimo il Ticino. Io comunque scrivevo, carta e penna, taccuini e agende, cose così perchè i tempi erano quelli e mi stava benissimo.

mercoledì 25 dicembre 2024

La condivisione pubblica del proprio mondo intellettuale e di altre cose ancora non è obbligatoria, necessita di interlocutori che possiedano misura e conoscano gli spartiti, il tempo mi ha insegnato che è cosa rara. Tuttavia l'intima, leggiadra felicità di comunicare al mondo che siamo vivi e pensanti è innegabile, non farlo o non poterlo fare o, peggio, non volerlo più fare è un passo avanti verso la fine. La solitudine e la malinconia di viverla così può guarire o essere in parte addolcita da un brano musicale o un testo? A me accade che la scrittura mi liberi, è essenziale, oggi importa molto meno di prima che sia compresa e condivisa, questa è la grande differenza tra la mia vecchia generazione e quella odierna. Io ho scritto, se non comunico, se non entro, se non possiedo il modo adeguato in questa parte di mondo virtuale devo rassegnarmi. Ho scritto ugualmente e tanto mi basta. Credo che il gesto del mettere nero su bianco abbia una sua intrinseca dignità e rappresentatività al di là della sua fruizione virtuale ( mi consolo così). Negli anni tra il 2012 e il 2017 mentre cercavo di sistemare i post originali di omologazione e disperdevo le mie residue energie in rete, ho anche organizzato un blog con quasi 200 post. Poi come al solito l'ho lasciato in sospeso andandolo a guardare di tanto in tanto, mi piaceva. Niente di particolare, niente di nuovo, i post erano anche in questo caso assemblati cucendo assieme i miei testi secondo gli umori di quel particolare momento. Era un gesto di sfida verso chi mi aveva bistrattato, umiliato e deriso, non era certo uno spirito di serena condivisione. Così oscurai il tutto. La solitudine fa anche questo, isola dal resto, ti dà l'impressione che tu non sarai mai più in sintonia con niente, che resterai chiuso dentro la tua bolla, che qualunque cosa tu scriva rimbalzerà frantumandosi in mille schegge sulle pareti della gabbia in cui sei prigioniero. Non ho ricette amica mia, ho solo un archivio di errori e tentativi nei cassetti, un centinaio di emozioni sospese e un gran numero di dubbi irrisolti. Nei blog la prosopopea si vende a prezzi di realizzo ed è fomentata da apprezzamenti continui sulla bellezza delle reciproche scritture, non credo che mi contesterai ciò. I grandissimi scrittori leggono il vocabolario solo per migliorare la terminologia qualora ne avessero bisogno, per il resto saper scrivere è fondamentalmente un dono, coltivabile però. Rimescolare le carte in ossequio a tendenze e ideologie imposte da una pseudo cultura da web pilotate da un europeismo a senso unico non fa per me. Non mi piacciono coloro che dopo decenni di lotta per la laicità dello Stato e dei cittadini, dopo prese di posizione durissime nei confronti del Vaticano e della idea cristiana di società, dopo anni di scrittura sulla liberazione femminile, non alzano un dito, non scrivono un rigo non cantano una canzone contro il mondo islamico ma invece scrivono in rete felici e beati del suicidio intellettuale verso cui stanno precipitando. O sono pazzi o sono ipocriti: li disprezzo in entrambi i casi.

SERA DEL 25 DICEMBRE

E’ una variabile personale il tempo, il mio tempo diverso dal tuo; in verità non è nemmeno mio, con me scherza, ogni tanto discute…poi mi volta le spalle e se ne va per la sua strada. Così anche questo Natale, l’ennesimo, giunto puntuale per sé ma non per le mie aspettative. Ho dovuto lavorarci sopra nelle ultime ore, mi sono guardato intorno e ho visto il mio identico smarrimento, mascherato meglio però. La luce di cui parlarono i profeti galleggia nel cielo solo per chi sa e vuole vederla, per tantissimi altri è una fiction ben orchestrata. Ho trascorso alcuni Natale al buio ma ho letto a lungo che la Luce esiste essa è, siamo noi a colorarla e a chiamarla coi nomi più svariati: per chi ha fede essa è il soprannaturale che incrocia il cammino dell’uomo, per chi guarda solo alla realtà concreta è un obiettivo di riflessione ed umana solidarietà. Per me, bambino, fu neve e meraviglia, concerti di Natale e mia nonna col naso freddo in Piazza Duomo a Milano. Poi, negli anni, velocemente non fu più nulla, solo il venticinquesimo giorno dell’ultimo mese dell’anno. Ora è quasi silenzio e parole bisbigliate per destare il ragazzino che fui con una dolcezza che avevo scordato. Quanto mi piacerebbe regalarvene un po’…Auguri.

martedì 24 dicembre 2024

SERA DEL 24 DICEMBRE -

E’ una variabile personale il tempo, il mio tempo diverso dal tuo; in verità non è nemmeno mio, con me scherza, ogni tanto discute…poi mi volta le spalle e se ne va per la sua strada. Così anche questo Natale, l’ennesimo, giunto puntuale per sé ma non per le mie aspettative. Ho dovuto lavorarci sopra nelle ultime ore, mi sono guardato intorno e ho visto il mio identico smarrimento, mascherato meglio però. La luce di cui parlarono i profeti galleggia nel cielo solo per chi sa e vuole vederla, per tantissimi altri è una fiction ben orchestrata. Ho trascorso alcuni Natale al buio ma ho letto a lungo che la Luce esiste essa è, siamo noi a colorarla e a chiamarla coi nomi più svariati: per chi ha fede essa è il soprannaturale che incrocia il cammino dell’uomo, per chi guarda solo alla realtà concreta è un obiettivo di riflessione ed umana solidarietà. Per me, bambino, fu neve e meraviglia, concerti di Natale e mia nonna col naso freddo in Piazza Duomo a Milano. Poi, negli anni, velocemente non fu più nulla, solo il venticinquesimo giorno dell’ultimo mese dell’anno. Ora è quasi silenzio e parole bisbigliate per destare il ragazzino che fui con una dolcezza che avevo scordato. Quanto mi piacerebbe regalarvene un po’…Auguri.

lunedì 23 dicembre 2024

“Se vogliamo che tutto rimanga com’e’, bisogna che tutto cambi!”. 
Era scritto così e son trascorsi 50 anni ma la mia città sembra senza memoria: le strade, i palazzi e la vita che vi scorre dentro, tutto apparentemente slegato da un passato ogni giorno più lontano. Misconosciuto. Palermo vuole dimenticare, brucia le sue stagioni e lascia che i frammenti della sua storia millenaria restino sparsi in giro tra i vicoli, le piazze, il mare il cielo e le chiese: li raccolga chi vuole e ne faccia ricordo se vuole, storia se può, ma non per gli abitanti. Essi non sanno o fanno perfettamente finta di non sapere, trascendono e corrono via come chi troppo ha avuto e naturalmente tutto spreca. Sono arrivato qui nel pomeriggio silenzioso di questa giornata di festa con la testa e gli occhi pieni di immagini di uno stato, una repubblica cui vorrei essere più affezionato ma non sono sicuro di riuscire a rappresentare il distacco, il vuoto in cui risuonano i miei passi in questa piazza Croce dei Vespri di fianco al convento di S. Anna. Vi sono molti luoghi in quest’isola che respirano l’aria di eventi letterari; luoghi che altrove sarebbero “abbelliti” e rispettati come fulcro di un’esperienza artistica e umana fuori dal comune. Penso a certe strade di Siracusa per Elio Vittorini o di Modica per Salvatore Quasimodo, a certi cieli sopra Marzameni o Catania per Vitaliano Brancati, a certi orizzonti dinanzi alla valle dei templi di Agrigento per Luigi Pirandello. Qui davanti alla facciata di palazzo Ganci è normale pensare alla sintassi esemplare di un libro che è stato un caso letterario famoso: la fama e il successo planetario postumi, la stessa logica culturale sociale dell’intera città, Palermo non si cura di sè nemmeno nei suoi rappresentanti istituzionali, la capitale non ha memoria pare che non ami e lascia che il tempo la divori. Non è il Gattopardo un libro educativo nel senso comune della parola. Fra le pieghe di antiche stanze, di mai sopiti ardori erotici, di eterne mediocri scappatoie che conducono a democratiche scelte popolari, di lunghissimi silenzi bruciati dal sole dei latifondi resta infine la consapevolezza che tutto e tutti, leoni e iene, generali e colonnelli, principi e campieri, coloro che sempre si considerano " il sale del mondo" tutti infine trovano pace in un mucchietto di polvere livida sotto lo sguardo senza emozioni di Concetta Corbera. Sarà lei l'unica protagonista nascosta di una Sicilia troppo stratificata e complessa per essere definita? La sintassi, la storia e la lingua definiscono, esaltano in alcuni casi, la letteratura ma l'eccezionalità nasce da un parto imprevedibile; in Sicilia è necessario aggiungervi una buona dose di elitarieta'. Il Gattopardo è un monumento solitario, niente prima e assolutamente niente dopo, per un lungo tempo.

domenica 22 dicembre 2024

Quando accade di buttar giù qualcosa di nuovo è sempre a a causa di un evento eccezionale, di un interlocutore particolare.. in quel caso invece di scrivere un post personale mio scrivo un commento o una risposta. Tutto resta per fortuna confinato in un grande riserbo senza strilli, polemiche sciocche, sottintesi pruriginosi e minchiate di questo tipo. Tutto somiglia di più ad un libro e al cartaceo da cui naturalmente sono nato. Però in certe mattine silenziose e assenti come questa, quando apro la mia pagina mi sento pulito; non devo dire a nessuno da dove vengo e dove mi dirigo. Quello che ho scritto mi sta davanti ed io lo guardo con grande serenità. Svaniscono le discussioni, le incomprensioni, gli asti, resto io solo e pulito, senza alcuna altra specificazione. Enzo, così com'è. Non sono mai stato capace di indirizzare le mie forze, i miei istinti verso qualcosa di concreto, qualcosa che mi potesse salvare veramente dall'erosione esistenziale che già cominciava a sgretolarmi a 20 anni! Uno sciocco dalla sintassi esemplare! Un nullafacente dalla cultura esplosiva e dalla capacità fortissima di non tenere niente di solido tra le mani. E parlerò d’amore anche stasera. Per non sapere fare altro. Parlandone mi avvicino a stringere quella sensazione, mi avvicino e mi fermo sul limitare di un totale dispiegamento. Oltre non è concesso a nessuno andare, oltre le colonne d’Ercole c’è l’infinito dramma del non ritorno, della vita senza un perchè. In fondo vivo di sorprese: stare sul web è una di queste. constatarne i limiti un’altra, rendersi conto che la volgarità è da ogni parte intorno a noi, e che ogni giorno, inevitabilmente, soffochiamo nell’imbecillità diventa infine l’inevitabile conclusione. Io faccio parte di questa comune sconfitta, che la dichiari in buon italiano e serenamente non ne cambia i connotati, mi rende solo più ridicolo. Scrivere cose “Il pensiero di quella sera se ne andò verso sud: credeva di trovare il suo ultimo approdo là dove aveva sognato una vita diversa per l’ultima volta. Trovò solo altro mare e un piccolo gruppo di amici a salutarlo per il suo prossimo viaggio. Aleggia da quelle parti, mi aspetta lì, sa che arriverò e ce ne andremo assieme, io lui e i nostri sogni, così come siamo nati” ne è l’esempio

UNA LINEA SOTTILISSIMA E TENACE-

Andiamo con ordine, col mio ritmo evidentemente. Il primo incontro con la musica riguarda l’infanzia e il teatro alla Scala: il primo pensiero che in qualche modo costeggiava l’amore fu dedicato ad un giovane primo violino dell’orchestra che suonava il secondo per violino e orchestra di Brahms. Il sentiero è stato molto lungo ed io continuo a percorrerlo: vorrei sinceramente saper fare musica, mi sono accontentato di trasmetterla in radio ma lei è sempre lì intorno ed è per questo che i brani li abbino. Spesso scrivo perché prima ho sentito una musica e ho deciso che era “la musica”. E’ un fatto molto più personale delle righe, è una decisione intima e le parole le vanno appresso. Tutti quelli della mia generazione sono diventati dei macigni, i migliori delle pietre rotolanti e come tali destinati a schiantarsi giù in fondo; rotolando abbiamo attraversato quasi tutto l’attraversabile e di fatto ci siamo allontanati da ogni cosa. Lo dico e la cosa finisce lì perché non ho niente da insegnare e francamente non mi pongo più il problema della consistenza del mio macigno ruvido. Cosa ho fatto negli ultimi 50 anni? Ho ascoltato Dylan per esempio “non hai mai capito che non era una cosa positiva non hai mai lasciato che altre persone si prendessero i calci destinati a te. Eri abituata ad andare a spasso sul cavallo cromato con il tuo diplomatico che portava sulla sua spalla un gatto siamese. Non è difficile scoprire che lui non è dove ha detto che sarebbe stato dopo che ha ottenuto da te tutto ciò che poteva rubarti “. Ma anche i Rolling e i Genesis e poi Faber e i Led Zeppelin. C’erano gli Who e Jimi e i Jefferson Airplane e tutti nostri cantautori. Mi illudo che cantino per me, che mi dicano -ehi stronzo non ti sei stancato di battere su una tastiera? Hai provato a raccontarci, a raccontarti?- Non ne sono sicuro, forse, tra una fuga e l’altra ma senza alcuna autoanalisi ormai, non qui e non adesso. Voi vedete spiragli? Io vedo spazi immensi e spesso vuoti di idee e di musica. Mi accendo una sigaretta e non mi domando più dove ho posato il mio fardello. È probabilmente a causa di ciò che sono insopportabile ma in fondo basta rispedirlo al mittente con la tassa a suo carico. Tu dici che tutto sta dentro l’ultima frase? Accidenti, sono nudo, il tempo si è contratto e poi dilatato e mi ha fregato: c’era una marea di roba lì dentro e adesso si è sparpagliata ovunque e dice a tutti quello che veramente sei: un clochard di lusso, uno di quelli cui si diceva – il tuo fondo schiena è stata una parte molto apprezzata nei suoi tempi migliori, non è vero? Le persone ti hanno chiamata, dicendo “Attenzione bambola, stai per arrivare al tramonto- Sì è vero le musiche le abbino, mi piace ma in fondo non cambia poi nulla e la solitudine resta com’è, scritta o cantata non perde l’abito che le è proprio. Lei sta lì entra e esce da questo spazio o da altri: mi possiede. Certe volte penso che era già accanto a me quella sera di febbraio quando mi sedetti in sala e le luci del grande teatro pian piano di abbassarono per lasciare spazio all’orchestra. Iniziò da lì l’incantamento sottile e perpetuo che ha segnato la mia vita, un piccolo segno o una nota piccola, esitante ma già definita – UNA LINEA SOTTILISSIMA E TENACE--- che divide come un bisturi la mia vita: di qua e di là ma anche sotto e sopra. E’ un gioco maledetto perchè non ha un senso compiuto (non adesso) non ha tempi definiti o prevedibili. Scambia le posizioni, inocula il presente nel passato e ne fa cosa nuova. Le scuse, i giudizi, le poesie, le parole, i segni, le lacrime, i sorrisi i miei amici e i miei sogni, le mie terribili irritazioni e la mia quieta malinconia di sempre, la linea attraversa tutto e se ne frega di me è sempre un passo davanti a me. So esattamente dove andrà a colpire, il mio corpo si sta preparando, non bisogna far altro che vivere.

venerdì 20 dicembre 2024

DIMENTICHIAMO, UN NUOVO MEDIOEVO -

Stiamo vivendo un nuovo medioevo, diverso e non meno oscuro del primo. Le antiche paure e superstizioni sono solo apparentemente scomparse sostituite da immaginari falsi e luminosi; la fede profonda che resse l'umanità agli esordi dell'anno mille è quasi scomparsa nella sua ragione sociale diffusa. I roghi brutali su cui incenerirono i nostri peccati di superbia e di potere si stanno riaccendendo in tutta Europa e sono pericolosi quanto i primi. Nella terra che fu del Cristo e sulla nostra, la croce piantata a difesa e testimonianza di un uomo diverso e figlio del creato, si agitano i demoni della menzogna e della falsa felicità. Noi non educhiamo più i nostri figli all' amore di Dio e del creato: siamo timorosi di uscire dalla grettezza delle nuove tendenze e delle nuove fedi, ci sentiamo ONNIPOTENTI E PADRONI DEL NOSTRO DESTINO. Esso finisce con noi pensiamo, a questa certezza dobbiamo erigere un empio altare su cui sacrificare un millennio di fede e onestà di pensiero. Parliamo continuamente di futuro e, nel mentre, lo stupriamo ad ogni istante del nostro quotidiano. Affermiamo con la nostra vita continuamente che Dio non esiste e non ci rendiamo conto che così non esistiamo neanche noi.

mercoledì 18 dicembre 2024

L’isola all’inizio delimita, ti costringe a guardarti dentro come se tu non potessi sfuggire al tuo personale destino. Ma c’è il mare tutt’attorno e la sua vastità è un perenne invito a ulteriori scoperte, è uno stimolo potente a attraversare l’incognito per incontrare altri mondi e altre idee. Gli isolani però non di dimenticano mai le proprie radici, cercano il mondo perché ne hanno uno intimo dentro da regalare agli altri; è una malinconia difficile da spiegare, un bisogno di tornare, di rivedere la propria riva, quella che conosci nel profondo, quella cui infine appartieni. Siamo orgogliosi del nostro modo ma curiosi di quello altrui e poi c’è, come sempre, una grande componente culturale. Una alla volta spuntano tutte le stelle e il faro si accende e, se ti metti a cavallo della luce passi il mare e arrivi in Africa. Io che campo all’acqua e al vento ci credo che un jornu giudica all’avutri e l’ultimo giudica a tutti, perché semo tutti ‘nsunnati, campiamo con la testa nell’aria e se casca il cielo non ce ne accorgiamo. Ma forse questo vogliono chiddi ca cumannanu, che dormiamo un sogno che duri tutta la vita; si scantanu che sennò…altri Vespri e altre rivoluzioni. E’ destino campari come auceddi e morriri comu passarieddi, senza che nessuno si nni adduna. Le estati sono tutte emozioni rapprese che si sciolgono sotto il sole e scivolano insinuandosi sotto la nostra pelle, sembrano diverse ma in realtà assumono semplicemente la forma della nostra vita in quel momento. L’estate è sempre l’identica rivelazione che sale sul palcoscenico con presentatori diversi, la sua apparizione suscita reazioni varie che vanno dagli applausi scroscianti all ’incredulità silenziosa, ma la sua bellezza è sempre maestosa, a me lascia ogni volta incantato, senza fiato. Nei suoi paesaggi aperti, nei suoi colori decisi e in quel senso di prospettive eterne e ripetute che ci fanno ritornare sempre all’idea che tutto è possibile, che è solo questione di tempo e i cieli si apriranno per lasciarci vedere l’azzurro e le mille strade che lo attraversano. La vita è fatta di tante piccole finzioni, piccoli inganni. La vita è un gioco d’illusionismo. Un gioco d’ombre che si stagliano gigantesche su uno sconfinato muro bianco. Capita che tu non te ne accorga ma intanto qualcuno ha cambiato l’angolazione delle luci. Cambia la regia. Il trucco si svela. La verità si confonde. La scenografia resta sempre immensa, tu scopri di essere quello che sei, un minuscolo attore che balbetta la sua parte. Forse la vita è questo, mi dico. È rimanere nei ruoli, rimanerne prigionieri e imbrogliare le stagioni con una infinita primavera. E io che scrivo ancora su un blog, a che serve un blog? E’ un diario, un palcoscenico? A che serve? A volte serve a capire, ma solo a volte.

UN'ALTRA SICILIA -

Signora, ignoravo l’abitudine del barone Cupani che somiglia per certi versi al tentativo di riempire lo spazio vuoto attorno a sè. Il Tomasi ne scrisse nel suo romanzo, descrisse questa netta e per certi versi incomprensibile astrazione dal mondo corrente di coloro che culturalmente appartenevano ad una dimensione esistenziale diversa. Nel ballo a palazzo Ganci l’umanità in trine e frack probabilmente credeva veramente che la loro stagione non potesse finire mai; l’USA air force nel maggio del 43 diede loro una secca e definitiva smentita. Non si sopravvive a se stessi, non è possibile congelare i mille congegni che fanno di tanti particolari una società complessa. Tuttavia per chi seppur brevemente ha conosciuto questo tipo di umanità e cultura è molto difficile non pensare che almeno di essa dovrebbe serbarsi il ricordo intellettuale. Il Lucio Piccolo di Calanovella è l’autore dei ”Canti Barocchi”, Giuseppe Mostro scrisse ” il gattopardo”; non resta solo il ricordo di stranezze e snobistiche scelte a metà strada fra il divertito , l’ironico e il sinceramente voluto, c’è una profonda e amara riflessione sull’esistenza culturale dell’uomo nel suo universo, una trasposizione letteraria assoluta e di gran livello. Per certi versi potrei dire che certi gesti erano solo l’aspetto propedeutico ad una meno risibile considerazione della metafisica umana: la vicenda umana terribile di Raniero Alliata, dei suoi ultimi 20 anni asserragliato nel palazzo cadente assieme alla consorte norvegese (credo) preso dal vortice di convinzioni storiche astratte ma funzionali a un’idea precisa ( essere l’ultimo dei principi del Sacro Romano Impero… una clausura terminata con lui nel 1965) tutto questo non potrebbe avere senso se non in un contesto fuori dai canoni usuali. Raniero fu un entomologo di valore internazionale, visse e morì solo; dei canti barocchi pochissimi conoscono l’esistenza, il principe Salina è l’unico di cui si parli ancora ma credo per pochi anni ancora. C’è una severa lezione in queste esistenze a metà strada tra il vero e l’irreale, qui il sic transit gloria mundi diventa il viatico per una lettura più attenta della poesia del vivere. Ma forse straparlo signora, i suoi ricordi si tendono verso i miei e, assieme, volano via. Non credo vi debba essere più di un leggero rammarico per una saga che è terminata da tempo anche se non c’è nulla di più spettacolare, più appassionante, più artisticamente stimolante di una generazione che si mostra nella sua agonia. Ti prego perdona la mia lunga intromissione…ma mi sono limitato.

martedì 17 dicembre 2024

Spesso la rivelazione dell’acqua che mi scorre dentro dà spazio ad interrogativi angosciosi; e tuttavia scrivere mi riesce naturale…quasi come lo stare solo sulla cattedra durante i temi d’italiano ai tempi della scuola: - Lei si metta qui che tanto lo sappiamo bene che ha una penna prolifica e generosa - diceva così ogni volta la prof. Negri con la sua faccia di culo cartonato e grinzoso. -Le do nove, d’altronde non si è mai visto un voto più alto in questo liceo…ammesso sia tutta farina del suo sacco- Di ogni dono o capacità imparai allora a considerare anche le controindicazioni: comunicare bene, meglio di altri e essere condannato a una solitudine quasi perfetta. Mi domando se anche i miei amici , e compagni di allora, dopo, nel divenire della loro vita, siano mai stati soli su una cattedra a guardare gli altri sguazzare felici nella loro normalità. E’ questo il motivo che sempre più spesso dissangua la mia volontà di esserci: cosa faccio, cosa chiarisco, cosa cambio o miglioro? Scrivo, sì scrivo, scrivo e basta: sono ciò che scrivo, solo quello. Non ho altre pretese, fini secondari, libri da pubblicare, donne da conquistare. In fondo sono ancora nell’aula della seconda B, seduto alla cattedra che sbircio gli altri mentre io ho già finito.

lunedì 16 dicembre 2024

I luoghi mi lasciano ed io cerco di precederli, regalo una lunghissima carezza sul selciato di queste strade. Non ho nessuno a cui raccontare lo strazio silenzioso di questi distacchi. Vedo allontanarsi anche i viaggiatori perché le persone prima o poi svaniscono ed io scrivo appunti di viaggio per non dimenticare, io come molti altri qua dentro o altrove, miniature di anime che sorgono al mattino fuori da una stanza, da una vita, da un desiderio quando il viaggio è appena iniziato e la mia città solleva lento il suo sipario. Siamo soli, incerti guardiamo nei fondi del caffè frammenti di discorsi interrotti ma il conto non torna mai…Anche adesso mentre annoto l’ennesima sconfitta mentre percorro il lungomare e il primo sole sfiora palazzo Lampedusa e la luce mi colora le gambe. Svolto verso la città, cammino lungo la sua storia e sono trasparente, invisibile a coloro che adesso ci abitano; nessuno di essi conosce la mia storia, nessuno ha sentito il giardino dietro il grande cancello, gli stucchi candidi dentro l’oratorio, l’inferriata piena di arabeschi del palazzo dimenticato dall’oggi e rivolto ad un passato inutile sempre più lontano. Qui di me non resterà nulla e la palma incisa nella tenue tappezzeria azzurra del cielo mi incoraggia a chiudere il cerchio. Della vita o del pensiero non ha più importanza, com’è possibile che io adesso sia sereno? Il mare da un lato la città dall’altro, è presto per nutrire dubbi ma io sono andato troppo lontano per avere il desiderio di tornare. Sei sola adesso tu? Nutro un ricordo feroce di te e non ti deve dispiacere, ci sono soli che nascono e muoiono senza memoria, soli che annegano in un vuoto temporale dove non c’è nemmeno una pagina, nemmeno un rigo. Io sono solo e tu forse dormi. Il resto… l'anima di certe notti infinite, il siciliano asciutto di questa parte d'isola, il senso del mare a due passi e la malinconia feroce e segreta di una conquista femminile improvvisa, per tutto questo ci ni voli tempu Non contiamo niente, non conto niente, non significa niente quello che ci facciamo scorrere tra le dita dicendoci l’un l’altro che siamo e dobbiamo stare attenti ai nostri personali confini esistenziali; è tutto altrove e non so dirvi dove ma lo vedo, posato un po’ più in là sul mio orizzonte. Una beffa, l’ennesima o sempre la stessa? Scrivi Enzo, lascia una traccia, questa notte che ci sei, domani potrebbe restare solo chi ti legge le carte, senza il tuo intervento a correggere l’inutilità del vivere così. Senza il tuo commiato. La notte è bellissima, la pagina non è più bianca e i pescatori tra qualche ora torneranno a riva: avranno una stanchezza meritata e non scritta, migliore di questa mia accidiosa e mentale. Dormiranno poi e non ci sarà nulla da leggere o commentare. Stanotte la notte è seria: niente storie, fa quel che vuoi, scrivi se ne sei capace e non chiederti nulla. Si scrive per camuffare o vestire di sé l’altra scrittura, quella che ci portiamo dentro, quella che non lascia spazio a svolazzi sintattici e che non degna nessuno di benevolenze temporali. Se stanotte non mi fossi messo alla tastiera non sarebbe cambiato nulla, il mistero di questa veglia gonfia di attese e ricordi si sarebbe spiegato in maniera diversa, non potrò mai sapere dove e come sarebbe giunto ad altri da me.

UN UOMO -

Un uomo è quello che ha amato: scrive di arte, politica, natura, musica e motori ma in verità scrive sempre e solo della stessa identica cosa: dell’altra metà del cielo. E, mentre scrive e descrive, quell’altra parte si fa beffe di lui e si allontana in un crudele gioco di Tantalo. Fine della corrente, il senso è tornato a passeggiare dove i commenti non lo possono agguantare e le parole restano vuote. La sensazione di fine corsa non si spiega, si sente; eppure c’è qualcosa dentro le mie righe che secondo me non è stato letto. Qualcosa che in mancanza di lettura e comprensione (che non è assuefazione e adeguamento ma solo comprensione) illanguidisce scioccamente dentro. Leggo i vostri testi per esempio e la prima volta non è mai come la seconda o la terza o come quando ci arrivo partendo da lontano…da testi vostri apparentemente distanti secoli. Evidentemente c’è altro, c’è un senso profondo che sfugge al primo incontro, che sta sotto o sopra. Il mio nulla da dire è il reale concreto, la sensazione di una stagione che appare finita a tutti persino a me, ma non basta. E’ finito così il guscio, la tenerezza antica, il sorriso restato a metà, persino il desiderio di scriverlo meglio urge ancora e se ne frega del virtuale e di molte altre cose ancora. A lungo in queste ore ho pensato a quanto tutto sia assolutamente inutile. La scrittura, il blog, le questioni aperte e chiuse, i miei ricordi, le mie continue sconfitte. La mia indole maledetta e il mio bicchiere sempre vuoto per metà. L'istinto di oscurare e mandare ogni cosa a quel paese ritorna ad ondate: devo lottare contro questo cupio dissolvi ma è una lotta impari; prima le parole uscivano più lentamente sulla carta, c’era tutto il tempo di vederle crescere e spalmarsi sul bianco come spose in attesa del principe azzurro. Il mio antico vizio non si confrontava con nessun altro pretendente, mancava lo stimolo perverso del contraddittorio col suo carico di fine annunciata. L’astrazione è parte della mia vita da sempre: è una fuga dagli orrori (anche concettuali) e dalle mediocrità. Vado via, mi allontano e guardo le cose in una prospettiva meno asfittica, in fondo vivo alla stessa maniera o almeno ci provo. Mi distraggo ogni tanto…cambio luogo, scrivo altrove, leggo altrove...

domenica 15 dicembre 2024

UN RITO -

Non c’è alcun senso visibile a questo battere sui tasti, è solo un bisogno in cui io o te che leggi aggiungiamo la storia che vogliamo o che ci siamo trovata fra le mani; ti avrei detto di più qualche anno fa, ti avrei raccontato bugie coloratissime e godibili, ti avrei significato la gioia e l’allegria posticce di raccontarsi in rete. Certe volte quello che hai dentro è troppo ingombrante e tracima dal tessuto della tua riservatezza anche contro la tua volontà. Altre volte invece la scrittura è un rito operato contro la solitudine del tempo, in altre occasioni ancora si scrive perchè si è convinti di non aver detto abbastanza e abbastanza chiaramente.

sabato 14 dicembre 2024

Titanic

Rose, il Titanic è affondato ma l’amore è rimasto per sempre. 
I sentimenti possiedono apnee lunghissime. Non pensavo di essere cosi tranchant nelle mie opinioni…forse sì in alcuni casi ma dipende dall’indole e dalle esperienze di vita non credi?

BURQA -

Parlare di islam oggi in rete senza il pericolo di uscire ad ogni momento dal seminato concettuale e non finire come sempre nell’infinito refrain del “noi siamo migliori di voi”, sta diventando difficile. Perché semplicemente guardare i fatti e i numeri è difficile da sostenere ed è invece molto più utile, comodo e proficuo appoggiare certe chiamiamole posizioni nei confronti dell’islam. 
Ho scritto varie volte in questi anni che l’islam è il medioevo istituzionalizzato e questo aggettivo fa una differenza profonda con la situazione in occidente. Da noi persistono vergognosamente e si ripetono fatti che vanno contro le leggi dello stato, fatti legati evidentemente a convenzioni sociali e mentali profonde che non hanno ancora fatto breccia in modo totale tra i cittadini; la legge sul delitto d’onore in fondo è stata abrogata da poco (1981) ma adesso quella legge non c’è più…è rimasto diffuso in certi ambienti il senso di proprietà nei confronti della donna è vero ma la legge cui appellarsi non c’è più. E questo non è un fatto da poco, è molto importante invece. La società islamica (diffusa ampiamente in vaste regioni del pianeta) è sovrapposta al dettato religioso, ne è palesemente una fisiologica emanazione; lo dicono i fatti, la storia, i numeri, il fatto che dovunque ci sia una comunità islamica si ripetono sempre le stesse dinamiche. Gli stati islamici sono teocratici signori miei, basta leggere con un minimo d’attenzione le cronache degli ultimi decenni. Gli stati occidentali lottano da secoli contro questo concetto avendo come obiettivo la creazione di una società e di leggi che abbiano alla base il principio opposto: la laicità. Se non si comprende questo concetto qualsiasi discussione è falsata nel fondo. 
Le valutazioni che tendono ad escludere la radice religiosa da certi atteggiamenti significano a mio parere che il lavaggio del cervello e la comodità ideologica che fa riferimento ad un certo trend ormai avviato, hanno ottenuto il loro scopo: l’slam che è molto più semplice e aggressivo ideologicamente, ci sta conquistando e non trova resistenze nemmeno in quelli che, maschi o femmine, dal suo propagarsi ne riceveranno i maggiori danni. A proposito di cose dette pane al pane e vino al vino, a proposito di discussioni stantie e false, a proposito della mia idea che, in quanto mia, difendo con tutto me stesso... Una delle cose che non digerisco della sinistra e delle donne di sinistra è il silenzio complice e prolungato, la mancanza di scandalo adeguato al problema della donna nel mondo islamico. E' una storia per me lunghissima, uno dei motivi che mi hanno convinto da 20 anni a prendere le distanze chiaramente da un certo tipo di ambienti cultural chic. Ma non c'è verso. La situazione dura così da anni e anni: non conta vedere riproposte di tanto in tanto immagini orribili di donne ridotte in schiavitù e uccise come bestie da macello. Oggi spesso da più parti e anche nei blog di tendenza e politicallycorrect il sistema più usato è il silenzio oppure la rispostina già pronta e preconfezionata " anche l'occidente usa e sfrutta le donne". Vedo anche oggi riprodotte sul web e sulla stampa " che conta" le stesse minchiate ipocrite e strumentali: di alcuni argomenti che discendono da concetti fondamentali quali famiglia, diritti uguali uomo-donna, diritto allo studio, laicità dello stato ed altri ancora si parla, sempre a sinistra, con le molle. Quasi si abbia paura di offendere qualcuno, di ostacolare certe strategie di fondo. 
Le femministe, che ai miei 17 anni mi mandavano affanculo dichiarandomi stronzo maschilista per difetto genetico e familiare, non fanno mai nulla per le donne schiave dell'islam, non piantano mai casini infernali nei loro ambiti culturali, non scrivono e non dimostrano mai sui loro blog, nei loro cortei. Le donne di sinistra sono troppo colte e troppo false per parlare fuori dai denti del medioevo importato in Europa assieme al burqa. Però sono anche amanti della musica rock e della libertà sessuale conquistata a fatica negli ultimi decenni: sono certamente e giustamente in prima linea contro quel cancro diffuso nella nostra “bella e luminosa civiltà” che va sotto il nome di femminicidio. Penso che dovrebbero riflettere con maggiore attenzione alle premesse culturali e religiose che sottendono questo fenomeno: senso e diritto al possesso del corpo femminile in esclusiva e sua sottomissione. Non vedete che si affaccia l’Islam e il suo Burqa? Come fate a non vederlo? 
Torniamo alla musica, ai suoni che hanno nutrito la mia adolescenza e i miei ventanni. Cosa hanno colpito i terroristi islamici? Giornali (ma lo facevano anche fascisti e nazisti) e locali pubblici come il Bataclan! Un locale di concerti, sex drugs and r&r: si faceva musica e c’erano ragazzi che amavano quel tipo di musica, la stessa che ho amato io e amo ancora…. ma io sono uno stronzo che non crede alla fratellanza universale per partito preso. I giovani europei che vanno ai concerti rock, rischiano di essere giustiziati; poco male ragazzi vi faranno un funerale laico (ma lo sapete cosa significa il termine?) così non verrete infangati nel ricordo di una religione che ormai sconoscete e ci sarà anche un imam a tenere il discorsetto affermando che queste cose sono riprovevoli e non si fanno. Ma nessuno vi dice che la musica per l’islam è un’espressione demoniaca, la pittura e la scultura anche. Resto uno stronzo. Il novanta per cento della nostra civiltà è in rotta di collisione con l’islam, per un musulmano vivere in occidente da cittadino normale significa ipso facto abiurare alla sua religione; chi si deve adeguare al laicismo sempre più imperante in Occidente? Anche questo è un argomento tabu’. Noi con le ragazze seminude che fanno l’amore quando vogliono e se ne fottono di molte delle cose che a Bagdad sono invece fondamentali? Noi con il rock, la satira, i quadri che rappresentano santi madonne e Dio (Michelangelo docet) siamo tutti da convertire? Ci avete mai pensato? Oppure visto che avete dai sedici in su tra uno spinello una birra (bevete come porci infedeli), una mano sulle tette della ragazza vicina che magari andrete a scoparvi prima del matrimonio, ci avete mai pensato? E non avete nessuna intenzione di pensarci questa è la verità! In fondo dobbiamo continuare a vivere come ci pare….per quanto tempo ancora? Non dobbiamo farci intimorire…ma farci raccontare balle (chiamiamole così) è lecito, ci fa più belli civili e comprensivi. Di tanto in tanto possiamo scrivere articoli pieni di sentimento, in linea col dettato ideologico dominante, post che hanno lo stesso significato della Tour Eiffel illuminata una sera sì e l'altra pure con i colori più vari. Post che ne hanno la stessa efficacia. 
Il web è come al solito una delusione per me. La stessa degli altri media dove pare diventato impossibile usare una logica o un’analisi anche solo elementare nei confronti di alcunché: nella gran parte dei casi riusciamo solo a fare chiacchiere da bar, a manifestare la forte tentazione di mandarci affanculo che risolviamo poi in zuccherosi complimenti alla nostra comune buona civiltà. Mi immalinconisce tutto questo, mi dà molto fastidio che i discorsi sull’islam non dicano mai nulla chiaramente su diritto allo studio, diritto alla salute, libertà di pensare e vestire, uguaglianza sociale e sessuale. Perché il problema è lì, i numeri dicono questo. Una volta potevo capire che l’ignoranza diffusa non permettesse di uscire da certi luoghi comuni ma oggi sentire parlare di islam e sfera femminile in un certo modo da parte di donne che si dicono liberate (anche di scopare con chi dicono loro e trarne un utile economico) o si dicono femministe e autonome, giustamente orgogliose della loro indipendenza, che lottano per un mondo dove il valore enorme della parte femminile del mondo sia riconosciuto nei fatti. Ecco vedere smentito mediocremente tutto questo solo per valutazioni di comodo ideologico o relazionale mi fa veramente incazzare. 
PS: leggo che l’Ikea ha eliminato tutte le immagini di donne dal suo catalogo per i paesi arabi. Coincidenze?

IL TEMPO NUOVO -

Siamo finiti tutti e facciamo finta di niente: alcuni di noi continuano a rassettare il proprio universo, io tra loro, a cullare con gli occhi il segno del proprio peso sull’esistenza. Ma è tempo perso perchè ci aspetta il tempo nuovo, le nuove stagioni della nostra maturità assoluta che prenderà il posto di questa finta giovinezza disordinata e ci inchioderà al sapore perfetto di quello che siamo stati.

giovedì 12 dicembre 2024

In volo

Volavo perchè ero un uccello, nessuno me lo aveva spiegato: osservare il mondo da sopra era l'unica prospettiva che conoscevo. Ricordo benissimo l'infanzia del mio apprendistato da essere umano, una esistenza in orizzontale sempre tesa ad evitare gli ostacoli che mi correvano incontro. Mi stancai presto e tornai agli spazi aperti del cielo lasciando in gramaglie i miei istruttori convinti di vedermi schiantato al suolo entro breve tempo. Adesso volo perchè ho imparato e perchè voglio, ci sono molti fucili puntati là in basso, tacciono per ora ma presto faranno sentire la propria voce. Non protesto, non recrimino niente, non cerco spiegazioni salvifiche. Ogni mattina scrollo le ali, prendo la rincorsa e vado via caracollando. Prima ero solo un uccello adesso sono un essere umano che sta reimparando a volare. A qualunque costo

taccuino

E' difficile per me spiegare a parole la sensazione che mi accompagna da tantissimi anni, E' vero soffro della solitudine ma è altrettanto vero che fin dall'adolescenza c'è una parte della mia vita che io non posso che viver da solo. Intellettualmente nella sfera di certe emozioni e di certe riflessioni IO SONO SEMPRE STATO SOLO, ogni volta che ho tentato di uscire dal guscio mi sono sentito a disagio come se fossi forzato in una veste che non mi apparteneva. Ad un certo punto della mia vita ho capito che era inutile a produrre tentativi di condivisione, erano sterili e per certi versi controproducenti: ho aperto i blog per provare ad essere diverso e vero, per svelarmi senza finzioni. Non funziona! 
O almeno funziona solo in parte, poi arrivano come sempre gli equivoci, le risse, le incomprensioni e nel frattempo si perde il tempo prezioso dell'intuizione concettuale, quella che ti fulmina in mezzo secondo e che non riuscirai a comunicare mai a nessuno se non seguendo la stessa via e la medesima intuizione. A volte basta solo uno sguardo o un silenzio e tutto il resto scivola in secondo piano...quello che si palesa in un silenzio consapevole è difficilmente trasmissibile in altro modo. Se questa è solitudine io sono certamente un solitario inguaribile: quando soffro di tale condizione talvolta perdo lucidità e lo dimostro ma...perchè dovrei nasconderlo? Io qui scrivo anche delle mie sconfitte se non potessi farlo più sarei privato di uno dei pochi sfoghi esistenziali che mi sono rimasti. Tutti post che ho scritto negli anni parlano di questo, sono io, credo che voi mi leggiate per questo.
L’antisionismo che sembrava defunto dopo la caduta del terzo reich e che rinasce più corposo e violento in questi anni, dà ragione allo stato ebraico e accusa tutti noi che cerchiamo disperatamente di restare fuori dalla battaglia. Il mio cupo pessimismo nasce dalla realtà dei fatti e dal timore incombente di un antico detto, crudo e sanguinoso. Muoia Sansone con tutti i Filistei e siamo tutti carne da macello, tutti schierati da qualche parte tranne che da quella dell’umanità che su questo pianeta non riesce a vivere se non sparandosi addosso. Puoi discutere e cercare un accordo o un compromesso con interlocutori di linguaggio simile; non puoi ipotizzare il sogno “due popoli due stati” se hai di fronte chi ha un solo desiderio, cancellarti dalla carta geografica! A cosa e a chi serve anche in Europa nasconderselo? A cosa serve dimenticare che dalla violenza nasce solo altra violenza? Israele difende la sua esistenza attaccando e reagendo violentemente da decenni agli attacchi che gli vengono portati, uccide dopo essere stato ucciso, massacra dopo essere stato massacrato, non intenderà mai mezze misure poiché non si fida. Gli ebrei che alla fine degli anni 40, dopo la seconda guerra mondiale, partorirono la brillante e romantica idea di ricreare il proprio stato in quella Palestina abbandonata 2mila anni prima fecero un grande errore di valutazione storico sociale. Le conseguenze sono adesso evidenti. Creare uno stato europeo a tutti gli effetti in una zona tutta islamica, una specie di avamposto occidentale completamente circondato dal’islam, esportare cultura e modi di vivere odierni in pieno medioevo era scontato che avrebbe provocato un conflitto infinito. La storia parla chiaro, gli accordi veri con l’islam sono solo unidirezionali: ad esso ci si deve adeguare e la reciprocità non esiste. Il medioevo sembra sia passato invano, le crociate pure, i diritti civili sono solo muffa da miscredenti, il mondo femminile…meglio non parlarne. L’islam è un blocco unico nonostante le differenze cui ho accennato prima: a parte le grandi differenze rispetto a cristianesimo e ebraismo nella gestione del credo, l’islam ha nella sua radicalità ideologica la sua più grande forza. E’ semplice, comodo ( per la parte maschile dell’Umanità) schematico, non si pone dubbi nei rapporti col potere politico per il semplice fatto che per esso la legge dello stato è esattamente quella religiosa. Si chiama sharia ed è ovunque diffusa ovunque l’islam sia presente. Essa prevede una serie di regole che devono essere applicate nella vita quotidiana a scanso di pene severe ( altro che ateismo o laicismo), i paesi musulmani hanno tutti una caratteristica comune, anzi due, sono teocratici e chiaramente imperialisti (l’occidente lo è in modo più subdolo). L’ebraismo ha un’origine antichissima, circa 4mila anni fa, distinta fondamentalmente in due periodi, quello antecedente il giudaismo ( 586 AC) e quello seguente ( giudaico fino al 70 dC). La sua storia affonda nei primordi della civiltà umana con i patriarchi Abramo, Giacobbe, Isacco e termina apparentemente con l’ebraismo rabbinico dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme in epoca romana nel 70 DC. Da allora ha inizio la diaspora del popolo ebreo che si spande ovunque nel mondo; dopo il 133 DC gli ebrei lasciano per sempre il territorio su cui oggi da decenni si combatte una guerra sanguinosa, la Palestina: la stessa terra su cui camminò Cristo e predicò la religione nuova e secondo i cristiani definitiva. L’islam non ha un aspetto univoco come qualcuno vorrebbe far credere, non lo ha affatto. Basti pensare alle differenze tra sunniti e sciiti, alle persecuzioni nei confronti dei curdi, ai secoli di guerre e sangue scorso tra queste popolazioni apparentemente unite da un sacro vincolo di religione uguale. Il termine fratelli musulmani da questo punto di vista non ha nessun senso: spesso i fratelli si sono scannati a vicenda. La religione cristiana non è da meno. Chi si professa oggi cristiano non dovrebbe dimenticare gli avvenimenti degli ultimi 1500 anni che la storia ci ha mostrato: eresie, roghi, squartamenti, crociate, protestanti, calvinisti, quaccheri etc etc. Non è possibile sorvolare allegramente e per questioni di mera convenienza ideologica su come e quanto l’umanità in toto professi in fondo una sola religione, quella del potere e della violenza che ad essa serve per imporsi. La religione islamica è nata 622 anni dopo la nascita del Cristo, circa 3 secoli dopo che il cristianesimo era diventato la religione ufficiale del più vasto impero del mondo allora conosciuto, l’impero romano. Non ci vuole molto per capire che l’islam presenta caratteristiche teologiche prese a prestito dalle due altre grandi religioni monoteiste, cristianesimo e ebraismo. Ma la religione ebraica è molto più antica delle altre due: il sincretismo non è certo una novità, non lo è per gli argomenti religiosi ne per quelli filosofici e ideologici. Si copia e si mistifica da sempre, il genere umano copia, include ed esclude, finge di inventare cose nuove spacciandole per originali e contemporaneamente prova a diffondere il nuovo verbo ovunque. Con le buone o con le cattive, tranne poche eccezioni

taccuino ritrovato

Io non odio il mio paese ma non so dire se lo amo, non lo so più. Però quando sento affermazioni in cui si afferma di non provare nessun orgoglio per il proprio paese provo un dispiacere profondo. Evidentemente, anche se non lo amo, in questo paese ci deve essere qualcos'altro. Poi dovremmo una volta per tutte chiarire cosa diavolo significa il termine QUESTO PAESE; quale paese? Tutto intero? Il sud ne fa parte? E' paese per gli altri abitanti del paese o solo una palla al piede? 
Napoli era una capitale, in questo paese è soltanto l'emblema del disfacimento e della spazzatura (come la Sicilia del resto). Andiamo avanti: c'è una bellezza del nord, delle ville venete del Palladio e una bellezza di serie b della reggia di Caserta o del duomo di Monreale? C'è una bellezza italiana qualcosa di cui, contrariamente alla affermazione iniziale, possiamo andare orgogliosi? Oppure l'enorme deficit sociale ed economico ci permette di dire che una cosa è l'arte e un'altra il paese in cui si trova? L'affermazione è terribile proprio in questo senso perchè dietro il "mancato orgoglio" arrivano al seguito quelli che ci stanno comprando fregandosene altamente sia dei libri che delle biblioteche. Noi diamo loro l'alibi morale che negli altri paesi non esiste! La cultura è un meccanismo fragilissimo e i poteri non l'hanno mai considerato concretamente un valore primario per il semplice fatto che per il 90 per cento dei "paesani" essa è estranea...nella migliore delle ipotesi regionale del nord dove coi danè qualcosa si riesce a fare. Ritengo che questo argomento dovrebbe essere trattato molto più ampiamente sui blog e con meno ipocrisia, metterò comunque un link sul mio blog perchè non si sa mai, qualcuno potrebbe cominciare ad usare la blogosfera per parlare di altro.

Il post più inutile del mondo

Il blog è la mia libertà espressiva in rete: ho sfruttato questa occasione offertami dalla tecnologia così come avete fatto voi. Esistono un’infinità di modi per gestire ” l’occasione”, moderazione, segnalazioni, avvertenze…anonimati: ognuna di esse rappresenta una SCELTA e avrà alcune conseguenze, io lo so bene e lo stesso vale per voi. 
Non sono un blogger facile, più digeribile comunque di quanto non lo sia come persona reale credetemi, ma questo non esclude la possibilità di restare, finchè ne ho voglia, sul web. Esiste una specie di GALATEO DA RETE che ognuno di noi adatta a se stesso come più gli aggrada: io, certamente sbagliando, dò per scontate alcune cose che non lo sono, quindi adesso le dichiaro apertamente. 
– Non ho mai avuto timori riverenziali verso chicchessia, ne dal punto di vista culturale ne da quello grammaticale e sintattico. 
– Quando una cosa mi piace lo dico apertamente e lo scrivo in modo ancor più chiaro 
– Questo blog è CASA MIA, decido io le regole comportamentali a casa mia. 
– Qui entra chi dico io e sono in molti, anche quelli che, a detta di alcuni, non dovrebbero entrare 
– Il mio Blog roll è diviso in due parti; una racchiude contatti virtuali antichi e per me preziosi in tutti i sensi. l’altra è un elenco nato alla riapertura di questa Omologazione. 
– Leggo moltissimo in rete, se non commento significa che non lo ritengo necessario e i motivi sono i più vari d'altronde mi pare che anche voi facciate lo stesso qui: arrivano mediamente più di 150 passaggi al giorno e i commenti non sono mai stati superiori alla ventina. Non è un’offesa personale, io non l’ho mai ritenuta tale, dico questo perchè guardo con attenzione la finestra delle statistiche e le origini del traffico! 
– Aborrisco quella logica che prevede il commento come un’unica chiave PER FARSI VENIRE A LEGGERE: questo è un ambiente libero e tale deve restare. Si scrive perchè se ne ha voglia, si è liberi di leggere , di commentare o rispondere ai commenti solo quando lo si ritiene utile o significativo e non c’è offesa per nessuno. 
– Il Blog roll rappresenta una mia scelta personale, sia lo starci che l’esserne depennati! Ognuno di voi tiri i suoi conti: gli equivoci, le diatribe e le incomprensioni alla fine producono i loro effetti. Lo ritengo un fatto fisiologico sul quale non serve discutere, Delle mie scelte l’unico responsabile sono io e mi sta bene così. Se osservate il blog roll vi accorgerete quanto variopinto e apparentemente contraddittorio al “mio stile” esso sia: la contraddizione per me è solo apparente, io scelgo quello che per me vale come forma e sostanza, quando tali prerogative dovessero sparire scompare anche il link, in alcuni casi con notevole dispiacere. Leggo e rifletto sugli scritti di persone lontanissime dal mio modo di pensare e, probabilmente, di vivere, lo ritengo l’unico atteggiamento mentale possibile per uno come me, non pretendo che sia anche il vostro. Questo è il post più inutile che io abbia mai scritto perchè sono convinto che molte di queste cose dovrebbero essere scontate e comunque facilmente deducibili dopo la lettura di un paio di post e alltrettante risposte ai vostri commenti… ma ricevo commenti (quelli che voi non leggete) che oltre a farmi innervosire oltre misura dimostrano come la blogosfera sia popolata da idioti o parvenu capaci solo di congratularsi tra loro di esistere.
ANNO 2010

OPINIONI

Questo non è un blog d'opinione, che significato ha questo termine? IO HO UN'OPINIONE, l'ho su molte cose ma non faccio opinione! Non pretendo di farla, me la studio, la vivo e la analizzo. Non la vendo ma la difendo aprioristicamente se essa viene attaccata gratuitamente, l'ideologia di altri non può valere più della mia per partito preso. Avere una opinione, scriverla in rete significa nella gran parte dei casi suicidarsi per contatti e audience; nei blog decenti da un punto di vista letterario l'opinione è UNICA, una dittatura del pensiero che nasce da molto lontano, dalla fine del secondo conflitto mondiale e dalla egemonia ideologica della sinistra che pretese di fondare questo straccio di Repubblica delle banane su una guerra civile. Ma io per fortuna ho superato da tempo l'imbarazzo di dover piacere per forza a qualcuno, di dover cinquettare su testi e concetti falsi e vuoti. Guardatevi attorno...prati immensi pieni di margheritine da cogliere per farne deliziosi mazzi come cadeux alla blogger o la blogger di turno - ma sei bravissimo, quanta poesia. l'umanità dolente, i buoni di qua i cattivi di là, l'elite intellettuale, il nuovo mondo, il nuovo sesso, le donne sempre una spanna più su, i clandestini uber alless, il mondo arabo e gli schifosi occidentali - Un vortice di colori stupendi e voi/noi lì dentro a gorgheggiare l'unico canto che non ci lasci isolati! I prossimi post sono dedicati alle mie opinioni così a scanso di equivoci chi legge sa con chi ha a che fare. E' utile, onesto, per certi versi proficuo ( se ci si confronta con teste pensanti) e soprattutto liberatorio. Da quando scrivo in rete ho contatti speciali con blogger che ritengo abbiano opinioni molto diverse dalle mie se non contrastanti; ho ben capito che esprimere con chiarezza le proprie idee in aperto contrasto con quelle di tendenza nell'ambiente frequentato ti espone a un isolamento mediatico potente e progressivo. Devo francamente confessare due cose: la prima è che chi è in asse con le mie opinioni mediaticamente e culturalmente è spesso una nullità mentre dalla riva opposta ci sono fior di esecutori. La seconda è che non mi importa dell'isolamento io non faccio compravendita di contatti e non sono disponibile a compromessi a qualunque costo. Io sono un uomo libero sarà questo che vi disturba.

taccuino ritrovato 7

La mia generazione per lungo tempo se l’è dimenticato, ha volto lo sguardo altrove disperatamente: la mia generazione nuotava nell’eroina e aveva una bravura particolare nel farsi male. Le punte di diamante della cultura giovanile e della musica che cambiarono il mondo e il nostro modo di percepirlo, sono state spazzate via dalle droghe e da eccessi d’ogni tipo. Qualcuno dice che le generazioni precedenti sono state decimate da altri sistemi, più stupidi, più pericolosi…e meno divertenti: guerre e ideologie del cazzo. La mia età cresce a dismisura e senza ritegno. Lo fa anche contro quel minimo di decenza che il mio aspetto generale vorrebbe far credere: sto per finire e la conclusione è dietro l’angolo beffarda. Sono io che mi fingo e discuto in modo apparentemente tranquillo del mio trascorrere: dico non ho finito. E' una bugia. 
Voglio chiudere il cammino qui nella mia isola e davanti al mare: mi pare bellissimo. Prima chiuderò questo blog ma solo quando le parole saranno esaurite, nella speranza che risuonino ancora a lungo nella testa di qualche giovane blogger che nulla sa di me e delle mie sciocchezze (rido a pensarci). Parlare di aristocrazia oggi e soprattutto nel web potrebbe sembrare pericoloso e probabilmente lo è: troppi malintesi, troppi vuoti, così il tessuto sembra pieno di strappi, mancanze. Ma il concetto che volevo esprimere non ha intenzioni contundenti è solo la mia visione di questo mio oggi, di questi giorni che mi allontanano sempre più da questioni e discussioni mal poste, infine resta solo una buona dose di silenzio dentro il quale rivedere o riscoprire le presenze che ho sempre amato. Il cielo è grigio stasera, forse pioverà, forse l’acqua si porterà via tutta la terra accumulata dalle nostre impotenze. E’ stasera che Enzo si prende la testa fra le mani e vorrebbe riprendere a fumare. Stasera che i giochi si sono invertiti e la solitudine si vende a prezzi di realizzo. 
Lascio il gatto sul divano e il cuore spazzato via dagli anni sbagliati, buona musica sapete, un evergreen di quelli che tutti abbiamo amato. Suonerà ancora a lungo: certe volte la verità è un sorriso quieto che ci ostiniamo a cercare lontano ed invece è lì accanto a noi, è il primo bacio che abbiamo dato quello che non si scorda mai e non ti tradisce come invece ti prendono in giro le parole e i discorsi intelligenti fatti solo per altri fini.

mercoledì 11 dicembre 2024

taccuino ritrovato 5

Aprirsi, tornare a scrivere e a relazionarsi in modo lineare e normale: è una questione cui ho pensato più di quanto tu possa immaginare. Non mi sono mai posto il problema del riscontro, non nel senso comune che si dà al termine: non scrivo per piacere a qualcuno in particolare, quando scrivo sono in colloquio con me stesso principalmente, il potenziale lettore non va blandito, non devo adeguarmi alla possibile piacevolezza che in lui posso suscitare, ho il dovere di essere compreso chiaramente, ho la necessità che la mia scrittura dia il meglio di sé, il massimo di ciò che ho per sintassi, fluidità e concetti. 
Oltre a questo non vado, non ne sono capace, da ciò ne conseguono i problemi che mi hanno assillato in rete in questi anni. Dovremmo chiarire bene cosa significa riscontro…qualcuno tempo fa affermò che io non sono per tutti e se non è un confine questo! Un limite certamente ma è nato con me, appartiene alla mia indole e, credimi, non potrei scrivere in altro modo. Sono nato alla scrittura sessanta anni fa pascolando nel cartaceo, nessuna audience, nessun commento, nessun vero riscontro: carta e penna, libri, pagine sfogliate, una lampada e una poltrona, la mente che si apre e vaga, lo studio dello stile di chi scriveva…il suo mondo interiore e lo sforzo di aprirlo a chi leggeva e non ti conosceva! E’ questa la mia origine e probabilmente il mio personale confine. Ci ho provato, ci ho provato per anni, ho trovato grandi ostacoli, pochissimi interlocutori e forti incomprensioni (eufemismo). Tutti i testi che leggi sono stati pubblici, nessuno escluso, in genere sono stati conditi da commenti salottieri o peggio oppure sono caduti in un silenzio tombale. Penso che la realtà del riscontro sia ben altra: penso di esser sempre stato fuori dal gioco virtuale sia in senso letterario che concettuale e che la mia solitudine personale faccia il paio con quella che appare sul blog. In altri termini di ciò che scrivo e del modo in cui lo scrivo non importa niente a nessuno salvo rare eccezioni come la tua. Ma non ho rinunciato a scrivere del tutto…nutro ancora il desiderio di mettere nero su bianco qualcosa di me ma nel vecchio e mai dimenticato cartaceo. Serve tempo e un po’ di salute, non scommetterei su nessuna delle due cose.

Io guardo il cielo sopra di me e voglio aspettare che questa sera smaltata e sensuale si spenga e mi lasci il tempo di capire e giudicare. La mia vita dorme nell’altra stanza, qui si sente solo il ronzio del ventilatore di raffreddamento del Pc. Silenzio, che meraviglia, così sembra tutto lontano. Anche la rabbia politica e quella esistenziale. E’ il senso della vita che mi sfugge o forse non la so raccontare? Domani mi impegnerò, domani quando questo silenzio imbarazzante sarà terminato. Sono i desideri che salvano, la spinta a passare oltre, la crudeltà del non ricordare; ma vedi bbedda questa è una storia d’amore, ne ha tutte le caratteristiche e, come tale, vive in quella perenne sospensione di futuro e di giudizio che le è propria. Ho pensato molte volte in questi anni a possibili varianti, alle decine di “slidingdoors” che potevano aprirsi se… Infine sai cosa resta Giulia? Restiamo noi. L’infinita bellezza che si insinua almeno una volta dentro la vita di ognuno di noi: hai ragione io non potevo salvarti, è stata la bellezza a salvare noi! Tu non sei scivolata via. Quando ti ho abbracciato per l’ultima volta ero pronto a scriverti sulla bocca che non ci saremmo lasciati mai… sciocchezze vedi, ci siamo lasciati! Ricordarsi è un altro affare, è un contratto con l’infinito sai. Giulia, lo so con sicurezza assoluta, la mia solitudine adesso è perfetta, tutte le altre vite non bastano per dimenticarci…nemmeno io sono scivolato via. Tre secondi fa ho pensato a Giulia e a quanto l’ho amata: non la cercherò, non la cerco più da anni, ma pensarla mi ha sistemato il cervello: adesso le carte si sono tutte rimescolate tranne la sua. Perchè lei bara e vince sempre. E adesso silenzio, questa storia è finita. Inchino. 

martedì 10 dicembre 2024

Tutte le strade che prevedano unioni tra persone dello stesso sesso, la diffusione di tali pratiche ponendole sullo stesso piano di quelle eterosessuali, l’annullamento del concetto di identità paterna e materna, le gravidanze surrogate, la compravendita di seme e di ovuli le ritengo nella migliore delle ipotesi aberranti. Chi per sua indole è attratto dal suo medesimo sesso non va giudicato, annientato o criminalizzato; gli si devono dare garanzie di vita civile ed economica corrette. Non gli si deve negare una vita di coppia e di relazione, non gli si può proibire di ereditare o lasciare eredità, di poter godere di aiuti pensionistici dal compagno/a, non è giusto insomma metterlo all'indice e pensare di poter penetrare nel suo immaginario erotico. Ma non lo si può considerare adeguato a costruire famiglia, a educare figli in un contesto omosessuale quotidiano. Non si può con superficialità considerare normale o addirittura dovuta una gravidanza surrogata, l'uso del corpo femminile come un'incubatrice noleggiata, il prodotto del concepimento come un'operazione di marketing o la scelta di un'auto come in una concessionaria dove si decide il colore e la tappezzeria dell'acquisto. Chi per decenni ha lottato duramente per la liberazione femminile non può pensare di fare passare tali pratiche per qualcosa di diverso da mercimonio o prostituzione di altissimo rango. Questo, esattamente questo è contro natura e contrario alle mie opinioni.
Affermare che nel mio blog è presente la gran parte del mio mondo non è una battuta: chi mi legge mi legge dentro; è un rischio ( non calcolato) ma è così. La scomparsa dell'autore non implica quella del suo mondo intellettuale ma oggi al netto di qualsiasi discussione finalmente io sono fuori discussione. Non ci sono riuscito con pervicace volontà, figuriamoci se ne ero capace, è accaduto in modo fisiologico: così un momento prima di decidere una chiusura programmata mi è arrivata dalla vita una comunicazione di “fine corsa”. Francamente credo che il cammino sia segnato e in fondo non mi dispiace, scrivo e mi incazzo mille volte al giorno, ho un nodo qui dentro che si scioglie solo così compulsivamente per un breve istante davanti alla fila ordinata di questi segni neri su fondo bianco. Io sono stanco di discorsi memorabili, di contorsioni storiche per adeguare il proposito enunciato alla sua mancata attuazione. Sono stanco di questo paese e di molti suoi orpelli (anche la blogosfera lo sta diventando) sono stufo e nauseato anche di aver scritto quello che state leggendo. Io non ho praticamente più nulla cui attaccarmi ma non so come, rimango italiano: così come leggete, senza una vera speranza, con una tastiera, la lingua che conosco e tutto il resto. Sarò franco: per questa Repubblica ho ormai un interesse molto limitato, è andato progressivamente decrescendo negli ultimi 20 anni e recentemente si è ulteriormente ridotto.

PILOTA AUTOMATICO -

“La mia infelicità vera è iniziata nel momento in cui ho iniziato a mediare ogni moto “di pancia” attraverso la ragione” – cit NICOLETTA RANALDO. 
 La natura vera e profonda, il nostro istinto “privato”, quello che ci fa uno diverso dall’altro, guida comunque la nostra vita. E’ vero quello che afferma Nico, ad un certo punto del nostro cammino, per la prima volta, iniziamo a mediare: ci sostituiamo al pilota automatico che ci ha portato fino a quel giorno. Non ci fidiamo? Vogliamo altro? Abbiamo bisogno di socialità condivise e misurate? Ognuno ha i suoi motivi e quel punto può riproporsi altre volte lungo il cammino. Io credo che, nonostante i nostri sforzi, andare contro natura, inguainare l’istinto e credere di pilotarlo dove e come vogliamo noi sia solo una menzogna. La nostra vita pian piano comincia a stridere, a imballarsi e a singhiozzare…alla fine è uno schifo che non riconosciamo più come nostro. Questa maledetta ragione e, appresso ad essa, l’autoanalisi e le elucubrazioni conseguenti mi hanno personalmente ridotto ad un fantasma senza colore, un essere che grida a bocca aperta e annega rifiutandosi di nuotare. Da un certo punto in poi non c’è ritorno, almeno non c’è alternativa esistenziale: devi accontentarti, se ce la fai, di scappatoie filosofiche, ectoplasmi del tuo pensiero in forma di deja-vu che fanno più male del presente. Io ho trascorso la mia vita litigando continuamente col mio pilota automatico. Ho anche preso una licenza di volo e l’ho sbandierata come viatico per una rotta sicura e felice mentre il pilota automatico si faceva beffe di me… adesso mi guarda con un ghigno a braccia conserte. L’aereo vola in apparente calma, niente e nessuno sembra poter interferire sul viaggio, ma se guardo fuori dai finestrini di questo Blog il paesaggio è quello di rovine a perdita d’occhio. Anche volendo riaffidare il comando alla parte più libera e selvaggia di me potrei al massimo trovare una piccola radura tra i sassi, atterrarci, accendere un fuoco e guardarmi attorno per scoprire da dove arriverà la fine.
Si nasce aperti ma si può morire chiusi, molti preferiscono darsi un’apparenza di apertura posticcia che incredibilmente funziona in società, nel web ancora meglio perché si canta la stessa canzone di felicità tutti assieme, tutti meravigliosamente ipnotizzati e falsi. Io non ho niente da insegnare a nessuno, sono un solitario senza speranza che ha avuto la felicità fra le mani per un breve istante molto tempo fa e non lo ha mai dimenticato per sopravvivere anche alla mediocrità di se stesso. Il mio scrivere fa parte di tale modo di vivere ma il prezzo pagato, in tutti i sensi, è altissimo.

domenica 8 dicembre 2024

OCCIDENTALE -

Occidentale. Stanco di scrivere al vento e di far finta di condividere. Ucciso dalla inutilità di aver studiato e letto per decenni, di aver confrontato fonti diverse. Di aver amato il silenzio dopo la chiusura di un libro. Occidentale del Sud, più vicino alla Grecia che a Berlino conosciute bene entrambi. Da Lampedusa ho lasciato sul confine del mare una lunghissima carezza, l’ultima che mi ricordi di me e di te amore mio. Stanco e guardo a oriente dove sorge ogni giorno la speranza. Occidentale.
Non sono mai stato capace di indirizzare le mie forze, i miei istinti verso qualcosa di concreto, qualcosa che mi potesse salvare veramente dall'erosione esistenziale che già cominciava a sgretolarmi a 20 anni! Uno sciocco dalla sintassi esemplare! Un nullafacente dalla cultura esplosiva e dalla capacità fortissima di non tenere niente di solido tra le mani.

venerdì 6 dicembre 2024

Il blog è lì, mi rappresenta, non posso disquisire io sulla mia letteratura, sulla sua effettiva validità. Io quando scrivo sono fuori da tutto, non scrivo per nessuno in particolare apro il cuore e l’intelletto e mi lascio andare. Scrivere è la mia libertà non la baratterò con niente altro al mondo vorrei fosse anche quella di chi mi legge nell’attimo perenne dello sguardo che passa sulle parole. Ero così già a dieci anni, solo mia madre lo aveva capito, a lei riusciva facile seguire il filo che si dipanava dai miei occhi di bambino alla grande libreria di casa.
Quando arrivò il primo Natale siciliano con i suoi diciotto gradi a mezzogiorno e il sole caldo sul mare azzurro di Mondello, pensai ad uno scherzo bizzarro del calendario e cominciai a capire che c’erano ancora moltissime cose da regolare sul nuovo fuso orario della mia vita. Pensai solo a questo e non potevo immaginare il cataclisma in agguato in una luminosa mattina d’Aprile in una strada di un piccolo paese bianco alle porte di Trapani.
Scrivo da sempre, mi viene facile e naturale fin dai tempi delle elementari e poi via via negli anni della giovinezza e della maturità; ho usato sempre la scrittura nei contatti che stimavo importanti della mia vita. Scrivo per non dimenticare e non farmi dimenticare, scrivo per capire ( innanzitutto me stesso), se capisco comunico altrimenti mi chiudo. Ma non c’è solo questo: scrivo perchè mi piace e MI PIACCIO! Non serve mascherare il lato edonistico e narcisistico della mia presenza qui: non mi fa ombra confessarlo.
Se in questi anni a seguito dei miei post ci fosse stato un vero interloquio, commenti che mi avessero dato l’opportunità di sviluppare un discorso più ampio centrato sullo scritto allora sarei rimasto, avrei avuto uno stimolo in più. Ma così il discorso è da ritenersi chiuso.
Che io ci sia, risponda, non mi fa più vivo, mi fa solo più social: esisto ancora seppure in modo diverso e quando non ci sarò più se la scrittura è ancora fruibile qualcosa di me sarà restato. Con o senza interloquio la mia esistenza avrà un senso nonostante tutto. Io ci credo fermamente, è il motivo per cui al tramonto della mia vita sto lasciando visibili tutti i miei testi su TUTTI i miei blog: questa risposta vale per chiunque passi da qui e legga.
La religione islamica è nata 622 anni dopo la nascita del Cristo, circa 3 secoli dopo che il cristianesimo era diventato la religione ufficiale del più vasto impero del mondo allora conosciuto, l’impero romano. Non ci vuole molto per capire che l’islam presenta caratteristiche teologiche prese a prestito dalle due altre grandi religioni monoteiste, cristianesimo e ebraismo. Ma la religione ebraica è molto più antica delle altre due: il sincretismo non è certo una novità, non lo è per gli argomenti religiosi ne per quelli filosofici e ideologici. Si copia e si mistifica da sempre, il genere umano copia, include ed esclude, finge di inventare cose nuove spacciandole per originali e contemporaneamente prova a diffondere il nuovo verbo ovunque. Con le buone o con le cattive, tranne poche eccezioni
L’ebraismo ha un’origine antichissima, circa 4mila anni fa, distinta fondamentalmente in due periodi, quello antecedente il giudaismo ( 586 AC) e quello seguente ( giudaico fino al 70 dC). La sua storia affonda nei primordi della civiltà umana con i patriarchi Abramo, Giacobbe, Isacco e termina apparentemente con l’ebraismo rabbinico dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme in epoca romana nel 70 DC. Da allora ha inizio la diaspora del popolo ebreo che si spande ovunque nel mondo; dopo il 133 DC gli ebrei lasciano per sempre il territorio su cui oggi da decenni si combatte una guerra sanguinosa, la Palestina: la stessa terra su cui camminò Cristo e predicò la religione nuova e secondo i cristiani definitiva
L’Islam è un blocco unico nonostante le differenze cui ho accennato prima: a parte le grandi differenze rispetto a cristianesimo e ebraismo nella gestione del credo, l’islam ha nella sua radicalità ideologica la sua più grande forza. E’ semplice, comodo ( per la parte maschile dell’Umanità) schematico, non si pone dubbi nei rapporti col potere politico per il semplice fatto che per esso la legge dello stato è esattamente quella religiosa. Si chiama sharia ed è ovunque diffusa ovunque l’islam sia presente. Essa prevede una serie di regole che devono essere applicate nella vita quotidiana a scanso di pene severe ( altro che ateismo o laicismo), i paesi musulmani hanno tutti una caratteristica comune, anzi due, sono teocratici e chiaramente imperialisti (l’occidente lo è in modo più subdolo).
L’antisionismo che sembrava defunto dopo la caduta del terzo reich e che rinasce più corposo e violento in questi anni, dà ragione allo stato ebraico e accusa tutti noi che cerchiamo disperatamente di restare fuori dalla battaglia. Il mio cupo pessimismo nasce dalla realtà dei fatti e dal timore incombente di un antico detto, crudo e sanguinoso. Muoia Sansone con tutti i Filistei e siamo tutti carne da macello, tutti schierati da qualche parte tranne che da quella dell’umanità che su questo pianeta non riesce a vivere se non sparandosi addosso.
Puoi discutere e cercare un accordo o un compromesso con interlocutori di linguaggio simile; non puoi ipotizzare il sogno “due popoli due stati” se hai di fronte chi ha un solo desiderio, cancellarti dalla carta geografica! A cosa e a chi serve anche in Europa nasconderselo? A cosa serve dimenticare che dalla violenza nasce solo altra violenza? Israele difende la sua esistenza attaccando e reagendo violentemente da decenni agli attacchi che gli vengono portati, uccide dopo essere stato ucciso, massacra dopo essere stato massacrato, non intenderà mai mezze misure poiché non si fida.

CICLI -

Da molti anni a cicli, penso di aver compiuto una lunga traversata: i miei pensieri spettinati e costretti poi ad un educandato severo. Un supplizio! Scrivere è una liberazione, la mia: mi inchioda su un pensiero, mi addensa , finalmente, per un lungo e interminabile attimo è lui il mio padrone assoluto ed io il suo amante totale! Scrivere diventa la mia vita perenne, il senso definitivo che mi assolve dal peccato di fornicare coi giudizi altrui. E’ una mistificazione, ovviamente, un gioco degli specchi; nessuna traversata riesce ad allontanarmi dalla sensazione di colorati deja vù, il web è stracolmo di essi… così dopo aver scritto penso sempre che a queste righe non ne potranno seguire altre, che queste righe siano totali e intoccabili, sintesi perfetta della fine e del nuovo inizio: una clessidra e noi polvere là dentro. Questo mi uccide, questo è appunto l’ombra del silenzio per il quale non c’è descrizione possibile. Qui o altrove le sillabe separate le une dalle altre in una scansione crudele gridano il loro bisogno disperato di tornare alla loro unità originaria: perfetta e unica. Senza sbavature, senza una dimensione temporale definita, le parole e le cose si raggrumano nella realtà, nell' indecifrabile perfezione dell'imperfetto, io lo guardo, lo respiro e lo scrivo. Non è un gesto triste o funereo è un divenire silenzioso che mi sgrava da un compito morale che non amo: in qualche altro posto sarà mattino o notte e qualcuno come me sta già scrivendo un’altra poesia. Altri tratti, altri amori... e a me pare consolante.

mercoledì 4 dicembre 2024

Lasciare che un passo possa ancora indovinarci nel buio

UN NUOVO MEDIOEVO -

Stiamo vivendo un nuovo medioevo, diverso e non meno oscuro del primo. Le antiche paure e superstizioni sono solo apparentemente scomparse sostituite da immaginari falsi e luminosi; la fede profonda che resse l’umanità agli esordi dell’anno mille è quasi scomparsa nella sua ragione sociale diffusa. I roghi brutali su cui incenerirono i nostri peccati di superbia e di potere si stanno riaccendendo in tutta Europa e sono pericolosi quanto i primi. Nella terra che fu del Cristo e sulla nostra, la croce piantata a difesa e testimonianza di un uomo diverso e figlio del creato, si agitano i demoni della menzogna e della falsa felicità. Noi non educhiamo più i nostri figli all’ amore di Dio e del creato: siamo timorosi di uscire dalla grettezza delle nuove tendenze e delle nuove fedi, ci sentiamo onnipotenti e padroni del nostro destino. Esso finisce con noi pensiamo, a questa certezza dobbiamo erigere un empio altare su cui sacrificare un millennio in cui molte altre volte fede e onestà di pensiero sono stati crocefissi. Parliamo continuamente di futuro e, nel mentre, lo stupriamo ad ogni istante del nostro quotidiano. Affermiamo con la nostra vita continuamente che Dio non esiste e non ci rendiamo conto che così non esistiamo neanche noi.

lunedì 2 dicembre 2024

LO STIMOLO, L'IDENTITA' EUROPEA, LA VERTIGINE DELLA CONOSCENZA E LA BELLEZZA -

Cos'è l'allontanamento? E' forse timore, fastidio, nausea? Potrebbe essere scambiato per arroganza intellettuale o sociale ma non è il mio caso. La distanza nasce dalla perdita di punti di riferimento travolti dal vociare diffuso di nuovi totem, nuove voci, nuovi stili, gran parte del mio mondo con le spalle al muro... senza voce. Senza dignità? 
Non sono mai stato un vero blogger, mi manca la cultura della socializzazione leggera e quando leggo le incredibili (a mio parere) sciocchezze diffuse via web sulle centinaia di blog incrociati in questi anni io scappo via. Mi allontano, non riesco a commentare, neanche per dissentire So che è inutile ma so anche che sarebbe il miglior modo di spiegare a certi personaggi che si spacciano per il sale culturale del mondo cos'è la vera cultura e come saziare la sete del sapere. Siamo un continente vecchissimo è vero? Abbiamo attraversato moltri momenti di decadenza ma ne siamo usciti sempre con nuovi stimoli e nuova vita: l'intelletto non muore, la curiosità e la soddisfazione di conoscere restano sottotraccia nei periodi bui per esplodere poi di nuova luce. 
Ho letto cose agghiaccianti su blog di giovani leve delle nuove tendenze, cose che spazzano via con somma indifferenza i segni di una civiltà millenaria come se non si rendessero conto di esistere proprio grazie a quella. Due secoli di cultura europea del Rinascimento sono bastati a rifare il mondo. Duecento anni magici nella cultura europea, quelli che vanno dal Concilio di Firenze negli anni Trenta del Quattrocento al Dialogo dei massimi sistemi di Galileo negli anni Trenta del Seicento. La riscoperta delle opere greche antiche (da Omero a Platone a Ermete Trismegisto) va di pari passo con molte altre scoperte decisive: quella del Nuovo Mondo e delle nuove rotte verso l’Asia attorno all’Africa, quella del nuovo universo da parte di Copernico, Galileo e Keplero, quella della politica effettuale di Machiavelli. Duecento anni, il Rinascimento. La filologia, la medicina. La nuova architettura, la nuova scultura, la nuova pittura, la nuova musica, il nuovo teatro, la nascita dell’opera. I nuovi miti: Faust, Don Giovanni, Don Chisciotte, Amleto. Una data: 1564. E’ l’anno in cui, a 90 anni, il 18 febbraio, muore Michelangelo. Quell’anno, tre giorni prima, il 15 febbraio, nasce Galileo; e nasce, il 26 aprile, Shakespeare. Il quale morirà il 23 aprile del 1616, lo stesso giorno in cui muore Cervantes. Un altro anno, 1533: muore l’Ariosto, nasce Montaigne. Montaigne muore nel 1592 insieme al grande esploratore Pedro Sarmiento de Gamboa. Si può fare questo gioco quasi all’infinito, menzionando anche incontri memorabili: 1580, Montaigne visita Tasso, pazzo furioso e melanconico, al Sant’Anna di Ferrara; 1638, Milton, futuro autore del Paradiso perduto, va a trovare Galileo ad Arcetri. 
A riguardare tutto questo dalle posizioni odierne mi prende una vertigine, non capita mai di parlare in rete dell'identità europea e occidentale da questi capisaldi ma sfruttiamo appieno lo stimolo e proviamo anche solo per un attimo a riflettere sui nomi che abbiamo appena sfiorati e ci si può fare un’idea di ciò che il Rinascimento ha portato all’identità e al canone europei. Il brivido, innanzitutto, dell’orizzonte che si spalanca: il Mundus novus di Vespucci si accosta, qui, ai passi dell’Orlando furioso nei quali Astolfo, sulla luna, vede altre città, altri laghi, altre montagne e Andronico predice l’avvento di nuovi Argonauti; o a quello in cui Tasso vede Colombo come compimento dell’Ulisse dantesco; oppure ai Lusiadi di Camões, che narrano il viaggio di Vasco de Gama verso l’India. Poi, il discorso sull’uomo dall’interno dell’uomo, il pensiero del dubbio e dell’incertezza. I Saggi di Montaigne fanno il paio, in questo campo, con le più celebri meditazioni dei personaggi di Shakespeare, come Amleto. E’ lo spalancarsi della coscienza di sé che guarda al cosmo: "And indeed it goes so heavily with my disposition that this goodly frame, the earth, seems to me a sterile promontory; this most excellent canopy, the air—look you, this brave o’erhanging firmament, this majestical roof fretted with golden fire—why, it appears no other thing to me than a foul and pestilent congregation of vapors. What a piece of work is a man! How noble in reason, how infinite in faculty! In form and moving how express and admirable! In action how like an angel, in apprehension how like a god! The beauty of the world. The paragon of animals. And yet, to me, what is this quintessence of dust?"W. SHAKESPEARE Trad - E invero la mia disposizione è così cupa che questa bella architettura, la terra, mi sembra uno sterile promontorio. Questo stupendo baldacchino, l’aria – guardate –, questo bel firmamento sospeso in alto, questo soffitto maestoso trapunto di fiamme d’oro – ebbene, non mi sembrano che una sporca e pestilenziale congrega di vapori. Che capolavoro è l’uomo, com’è nobile nella ragione, com’è infinito nelle sue facoltà, com’è preciso e ammirevole nella forma e nel movimento, com’è simile a un angelo nell’azione, com’è simile a un dio nell’intendimento: la bellezza del mondo, il paragone degli esseri animati. Eppure che cos’è per me questa quintessenza di polvere? 
Mi allontano perchè quello che ho sempre pensato rimbalza vuoto contro il muro di un'indifferenza diffusa: molti di voi non conoscono la bellezza. Ne scrivono ma non la sentono, non cercano i fili che possano ricondurla all'emozione profonda della vita... quella che provava mia madre ogni volta che entrando in S. Pietro e fermandosi nella seconda navata a destra davanti alla Pietà di Michelangelo le riempiva di lacrime gli occhi. Perchè la bellezza non ha un colore ideologico, la bellezza se hai animo ti attraversa da parte a parte. Mi allontano per conservare le mie lacrime di nascosto e sono sempre più lontano
La mia amica lo sa: cerchi l’armonia che hai sentito una volta e la insegui per una vita intera…quando infine ti accorgi di essere solo in tutto questo può essere normale pensare di lasciare cadere le braccia. Sono fragile, non lo nascondo, il senso d’inutilità per gente come me è sempre in agguato. Il blog è aperto, il blog è un’altra dimensione e necessita probabilmente di un approccio diverso…sinceramente mi sento “forzato”. Io ho, per fortuna, l’età in cui molte cose perdono la loro connotazione mediocremente ideologica e acquistano invece una valenza pìù elevata e segreta. Di essa scrivo come posso, ad essa guardo come ad una liberazione.